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"Letta si è fatto fregare da Salvini": ecco cosa è successo

Enrico Letta, leader di un Pd da sempre diviso tra garantisti e giustizialisti, aspetta un giorno e mezzo prima di esprimere la sua solidarietà all'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti

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Giustizialisti o garantisti? Si sa, il Pd oscilla sempre tra queste due anime e il caso dell'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, ne è l'emblema.

“Dopo l'assoluzione, i primi a uscire con messaggi di solidarietà nei confronti di Uggetti sono stati i parlamentari di Italia Viva. Trascorso un giorno e mezzo, tutti dichiarano, persino Matteo Salvini, eccetto il segretario del Pd”, fa notare a ilGiornale.it un renziano di lungo corso. Spulciando le agenzie si vede, infatti, il leader del Carroccio, esprima la sua solidarietà all'ex primo cittadino e chieda “più tutela giuridica (e stipendio più adeguato) per tutti i sindaci” il 26 maggio verso le 19, mentre il tweet di Enrico Letta arriva solo due ore più tardi.“Un abbraccio affettuoso al sindaco di Lodi #Uggetti. Oggi un giorno bello. Ma nessuno potrà ridargli indietro questi cinque anni”, cinguetta il segretario del Pd che, come sussurrano i maligni, “pur di fregare l'elettorato ai grillini si è spostato così tanto a sinistra da uscire in ritardo persino su Uggetti”.

“Quello è il tuo sindaco, lo difende Salvini e non tu?”, si chiede sconcertato un esponente della maggioranza che sostiene il governo. “Se Salvini non si fosse esposto, forse il Pd non avrebbe detto nulla. È un altro autogol del segretario del Pd”, commenta la nostra fonte renziana che aggiunge: “C'è un uomo del suo partito che viene assolto e, siccome non è della sua corrente, lui se ne sbatte...”. Una versione che, però, non convince un assiduo frequentatore del Transatlantico, vicino ai giallorossi: “Anche se Letta è entrato nel Pd con un piglio diverso, non è nel suo stile pubblico non dare solidarietà a una personalità del suo partito perché appartenente di una corrente diversa. Lì dentro, poi, - osserva - sono tutti ex renziani....”. Un'altra ipotesi plausibile è che Letta, da segretario del partito della vittima del fango mediatico “abbia voluto vedere chi sarebbe esposto nell'ammettere che cinque anni aveva commesso un errore”. L'ammissione, in effetti, da parte dei pentastellati è arrivata stamane attraverso una lettera del ministro Luigi Di Maio pubblicata sul Foglio. Ormai troppo tardi per il segretario Letta che, vistosi sorpassare da Salvini, ieri sera ha dovuto porre immediatamente rimedio di fronte a una gaffe che rischiava di diventare colossale.

“Non crediamo ci sia un dolo sul caso del sindaco di Lodi. Sono i tempi normali di un pachiderma come il Pd”, rassicurano anche all'interno di Base Riformista, la corrente di minoranza del partito. “È chiaro, però, che dentro il Pd si confrontano due posizioni che sono molto lontane tra loro: una più giustizialista e che fa capo alla sinistra del partito, sulle linee di Orlando e Provenzano, e una più storicamente garantista che fa riferimento all'area di Luca Lotti che, ora, è minoritaria”, aggiungono. A spegnere ulteriormente le polemiche ci pensa Enrico Borghi, membro della segretaria che, a ilGiornale.it, dice: “Io ho twittato nel pomeriggio del 25 maggio, ma a me di far la gara con Salvini non mi interessa...”. E aggiunge: “Non c'è nessun imbarazzo dentro il Pd. Anzi, se oggi Di Maio ha detto quelle parole, credo sia un passo in avanti per la cultura del garantismo nel nostro Paese.

E, se ci siamo arrivati è perché il Pd ha tenuto fermo il proprio coraggio”.

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