Cronache

I veri responsabili del riscaldamento sono Cina e India. Oggi l'Occidente non può fare di più

Di fronte alla tragedia, il primo obbligo è la verità. Speculare per tirare acqua al mulino delle proprie idee è una bassezza umiliante

I veri responsabili del riscaldamento sono Cina e India. Oggi l'Occidente non può fare di più

Di fronte alla tragedia, il primo obbligo è la verità. Speculare per tirare acqua al mulino delle proprie idee è una bassezza umiliante.

È vero, al netto di infrastrutture che mancano e previsioni assenti, la siccità e la disgrazia della Marmolada sono riconducibili al riscaldamento climatico indotto dalla concentrazione in atmosfera di gas serra, soprattutto anidride carbonica. Fino al 1850 il livello era stabile intorno a 280 parti-per-milione, salito nel 2000 a 370 e oggi, dopo appena vent'anni, a 420. La situazione sta peggiorando, non migliorando, a dispetto delle denunce dei movimenti ambientalisti. Nel 1995 ci fu la prima Cop, quella di Berlino, sponsor forte il vicepresidente Al Gore, a cui gli elettori preferirono un pur debole Bush figlio. A novembre scorso a Glasgow siamo arrivati alla numero 26: ventisei anni di allarmi, sul clima che aumentava e sul tempo che si riduceva, mentre nulla di realmente efficace veniva fatto.

Non vogliamo più né siccità né disastri mortali, tipo ghiacciaio o inondazioni, e la politica prende impegni affinché non accadano. La verità? Ce ne saranno altri e meglio faremmo a prepararci ad essi. D'accordo, ma comunque facciamo anche qualcosa per evitare che si ripetano. La verità? Possiamo fare tante cose, ma nulla che incida davvero sul riscaldamento. A parte che stiamo già riducendo le emissioni dal 1980, pesiamo troppo poco per fare la differenza. Secondo i dati dell'International Energy Agency, l'Unione Europea nel 2021 ha emesso meno di 3 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2, più o meno quante ne emetteva la Cina a inizio secolo. Oggi il Dragone con 12 Gt, un terzo di tutte le emissioni antropiche, è di gran lunga il principale responsabile, davanti agli USA con meno di 5 Gt, ma in calo dal 2000. La verità? Le economie emergenti non possono diminuire le emissioni perchè devono offrire energia ai cittadini. Nel 2021 la domanda di elettricità in Cina è aumentata del 10%, aggiungendo l'equivalente di tutta l'Africa.

Dovrebbe bastare per passare da contrastare il riscaldamento a contrastare gli effetti del riscaldamento. Nient'affatto. Per molti europei l'obiettivo non è limitare i danni ma mondarsi la coscienza, per essere ricchi e colti. Così, puntano il dito sulle responsabilità storiche. L'Occidente si è sviluppato a carbone e petrolio e ora tocca agli altri: perché non dovrebbero? È la tesi dei Paesi emergenti, e si capisce, ma anche degli ambientalisti occidentali, e non si capisce. Intanto, i dati dicono qualcosa di diverso. Vero che dal 1850 gli Stati Uniti hanno emesso più CO2 di tutti (20%), ma la Cina ha recuperato bene (11) seguita da Russia (7) Brasile (5) e Indonesia (4), questi ultimi per lo sfruttamento del suolo.

Poi, sollevano il tema delle emissioni pro-capite: non è giusto chiedere ai cinesi, che sono 1,4 miliardi, di limitarsi, quando noi non lo facciamo. Anche qui, il cittadino americano emette più di tutti, 14 tonnellate/anno, ma poi viene il russo, con 12. Giapponese, cinese e tedesco stanno a 8 tons, mentre italiani, inglesi e francesi emettono meno di 5 tons a testa.

La verità? Attribuirci colpe pregresse o infondate non elude il ruolo determinante delle economie emergenti sulle emissioni e sul riscaldamento. Hanno una domanda di energia in crescita e bisogna sperare che la soddisfino sempre meno col carbone e sempre più col nucleare, come dovremmo fare anche noi.

Insomma, anche una decrescita infelice che riportasse l'Europa al 700 non riuscirebbe a fermare il riscaldamento globale.

Chi pensa il contrario ha in mente solo il suo personale biglietto per il Regno dei Cieli.

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