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"Impariamo la lezione della Meloni". Le donne di sinistra vedono un modello

Geloni apre il dibattito: "Ha fatto strada partendo da una famiglia modesta". Tra i dem c'è chi si ricrede. Ma spuntano critiche per il look

"Impariamo la lezione della Meloni". Le donne di sinistra vedono un modello

La breccia la apre Chiara Geloni, ex portavoce di Pier Luigi Bersani, con una riflessione social: «Ma basta con questa storia della prima donna. È molto di più della prima donna a palazzo Chigi, Giorgia Meloni. È una donna con un curriculum di partito e di origini familiari modeste che a 45 anni arriva a Palazzo Chigi». La Geloni insiste: «È il contrario del politicamente corretto da fighetti tanto bravi a declinare le desinenze». C'è chi intravede una stoccata alla capogruppo Debora Serracchiani ma l'autrice del post smentisce subito. Così, a poche ore dalla fiducia in Parlamento, il presidente del Consiglio diventa esempio per un pezzo consistente di centrosinistra. Non tutti si accodano, anzi: resiste chi ritiene persino di dover imporre lo stile del vestiario al premier. Tra le polemiche linguistiche e quelle sul look, il clima è appesantito da chi non riesce a digerire - è palese - che sia stato il centrodestra a «rompere il soffitto» della storia. Le questioni poste sul tavolo dalla Geloni sono però almeno due: una riguarda la selezione della classe dirigente, l'altra il ruolo svolto dalle donne di sinistra in politica.

Le dichiarazioni a Il Giornale di Brando Benifei, europarlamentare, confermano come il problema percepito dai dem sia complesso: «Giorgia Meloni ha idee opposte alle mie su quasi tutto ma riconosco il valore della sua gavetta nella militanza giovanile, anche nel Pd c'è una generazione cresciuta nei movimenti giovanili che deve prendere maggiore spazio». Eccolo uno dei temi sollevati dal «caso Meloni»: la legittimazione del merito. Non che la questione femminile non esista: «Una donna politica, che fa politica da una vita in un'organizzazione politica facendo battaglie identitarie e chiaramente riconoscibili - ci fa presente la parlamentare dem Chiara Gribaudo - . Senza sensi di colpa o di inferiorità nei confronti di media o dei poteri del Paese. Ecco, questa è la lezione che del Pd dobbiamo imparare. Aggiungo però che Meloni non è portatrice di una cultura collettiva. È lei che ha fatto un passo in avanti non un movimento». E ancora: «A sinistra ora dobbiamo costruire spazi più condivisi e su cui recuperare serietà e consenso», chiosa la Gribaudo.

Emerge un coro: «C'è un problema legato alla selezione della classe dirigente anche femminile. È bene che le donne del Pd ne prendano atto e cambino strategia. E forse che abbiano un po' più di coraggio», osserva Anna Paola Concia, ex parlamentare. Anche Enza Bruno Bossio, non eletta per un soffio, pone il tema: «Ha ragione Chiara Geloni. Nel Pd c'è un vulnus di genere. E chi doveva rappresentare e difendere le candidature del 50% di donne, non ha fatto rispettare le regole». Cecilia D'Elia, deputata, annota come le critiche vengano sollevate «soprattutto da quelle esponenti che si sono trovate tagliate fuori da Camere e Senato». È quel «soprattutto» che fa pensare. Il nuovo premier ha effetti vulcanici sul dibattito della sinistra, che si spacca tra chi pensa che la Meloni vada in parte imitata o comunque studiata e chi proprio non riesce ad accettare l'accaduto.

Alla gauche caviar risponde Chiara Colosimo, deputata di Fdi: «Se non risultasse patetico, ci sarebbe solo da sorridere sul finto progressismo della donne di sinistra che ancora una volta non riescono a capacitarsi di come una donna di destra possa diventare il capo del governo senza passare da quel radicalismo snob che ha contraddistinto le loro battaglie».

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