Impossibile seguire le tracce dei «lupi solitari»

Difficile tracciare un identikit. Il metodo israeliano: sorvegliare il web e avvertire i familiari

Giuseppe Marino

Roma Il confine è sottile. Omar Mateen aveva giurato fedeltà allo Stato islamico, ma pare simpatizzasse genericamente anche per altri gruppi terroristici. Era un militante o un lupo solitario? I fratelli Tsarnaev, gli attentatori della Maratona di Boston, sono spesso accostati ai fratelli Kouachi, che colpirono la redazione di Charlie Hebdo, ma i due attentatori francesi avevano avuto esperienze di addestramento all'estero, gli Tsarnaev pare di no. E vengono classificati come lupo solitari. Una categoria che è diventata lo spettro delle intelligence di tutto il mondo, proprio a causa del fatto che è un fenomeno sfuggente perfino nella sua definizione teorica.

Le certezze sono poche: i lupi solitari sono di solito persone che faticano a trovare il proprio orizzonte nella società, spesso in conflitto con la famiglia, convertiti o immigrati di seconda generazione con un'adesione anche superficiale alla fede islamica, ma anche questi tratti sono variabili da un caso all'altro. Di sicuro sono oggi la maggiore minaccia per la sicurezza dell'Occidente. Troppo facile per i movimenti radicali che vogliono annichilirci condizionarli senza nemmeno entrare in contatto diretto con loro. All'Isis è sufficiente gettare nello stagno di internet parole d'ordine accattivanti, appelli a colpire, istruzioni per farlo nel modo più devastante e lasciare che siano poi i soggetti con le giuste caratteristiche ad abboccare. Rivendicarne le azioni sanguinarie ex post è gratis e ottiene un effetto propagandistico planetario. Fa quasi sorridere la notizia che su Telegram, un sistema di messaggeria via web simile a Whatapp ma più attento alla privacy, sia stato lanciato un vero e proprio «corso per lupi solitari» con tanto di dicitura «data inizio e durata del corso saranno annunciate al raggiungimento del numero di iscritti». Purtroppo non c'è bisogno di pagare per avere la formazione ideologica e «militare» necessaria a far scorrere il sangue. In Rete c'è già tutto il necessario. Gratis.

Israele, il Paese che ha più esperienza con il fenomeno, sta praticando una strategia originale e che si sta mostrando particolarmente efficace: parlare con i soggetti a rischio e con le loro mamme. «Le chiamiamo convocazioni - dice al Giornale il sovrintendente Mickey Rosenfeld, portavoce della polizia israeliana - e hanno ridotto il numero di attentati di lupi solitari del 50 per cento». Alla base c'è una sorveglianza capillare dei social network e la ricognizione scientifica dei segni premonitori della radicalizzazione, che l'intelligence israeliana ha ormai codificato. «Mettere like a un certo tipo di post -spiega Rosenfeld- usare all'improvviso un certo linguaggio, usare determinate parole chiave che abbiamo identificato». La radicalizzazione può essere rapidissima: a volte, dicono gli esperti di Gerusalemme, può avvenire nell'arco di pochi giorni, se non ore. Bisogna intervenire tempestivamente.

Quando scatta l'allarme, il soggetto a rischio viene convocato (se è giovane si chiamare la madre) e gli si spiega a cosa andrà incontro, rendendo chiaro che non potrà più agire di sorpresa. Praticamente tutti i convocati desistono. È indispensabile anche una vasta raccolta di informazioni sulle persone e le loro connessioni che da noi creerebbe polemiche. È il prezzo politico della sicurezza.

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