Incendio tra le baracche rom. Due fratellini morti nel sonno

Il rogo causato da un braciere, le vittime di 2 e 4 anni. I genitori erano usciti. Il sindaco: "Lo Stato intervenga"

Quattro anni Christian, due la femminuccia, Birka. Erano fratelli i bambini morti ieri tra le fiamme nel campo nomadi di Stornara, in provincia di Foggia, dove vivevano con i genitori. Erano le 9 del mattino. A quell'ora papà e mamma, entrambi bulgari, erano già fuori dalla baracca e avevano lasciato i piccoli a dormire, scaldati da un braciere di fortuna, da cui si è sprigionato il fuoco senza che nessuno se ne rendesse conto prima che bruciasse tutto senza lasciare scampo ai fratellini. Sono stati ritrovati a letto carbonizzati. Forse sono morti asfissiati dal fumo mentre dormivano prima ancora di essere aggrediti dal fuoco, ma sarà l'autopsia a stabilire se la morte sia avvenuta per soffocamento o direttamente a causa del rogo.

Una testimone, una romena che vive nell'accampamento, racconta che il capofamiglia, di 33 anni, era a lavorare in campagna, mentre la moglie ventunenne era andata in bagno. «Quando è tornata ha trovato la baracca in fiamme», dice. I due genitori, appresa la notizia, sono stati colti da malore. Poi sono stati portati in caserma per essere ascoltati. Si cerca di ricostruire la dinamica della tragedia, anche grazie ai rilievi della scientifica, per capire come si sia sprigionato il rogo. Secondo una prima ricostruzione sarebbe divampato da un braciere a legna ricavato nei bidoni usati per conservare l'olio. Il vento ha alimentato le fiamme e l'assenza dei genitori, purtroppo, ha trasformato l'incidente in una tragedia. L'incendio ha coinvolto anche altre due baracche vicine, che sono andate distrutte, ma per fortuna all'interno non c'era nessuno. Non è il primo incidente in quel campo. In più occasioni l'amministrazione comunale aveva segnalato alle autorità la criticità dell'insediamento e fatto degli interventi con la Protezione civile per migliorare la situazione della sicurezza e dell'igiene. Nel 2018 c'era stato un altro incendio, in quel caso senza vittime. Il sindaco di Stornara, Rocco Calamita, ricorda che allora fece sgomberare l'accampamento dalle forze dell'ordine, ma dopo qualche settimana le baracche ricomparvero e arrivarono anche altre famiglie. «Simili eventi non dovrebbero verificarsi, anche perché troppo spesso a pagarne le conseguenze sono gli unici realmente non colpevoli. Spero che la politica intervenga con fatti concreti e trovi una soluzione per questi insediamenti spontanei», sostiene il primo cittadino. «Difficile trovare le parole per esprimere il dolore mio, dell'intera amministrazione e di tutta la popolazione di Stornara. Né mi dà conforto o lenisce il dolore, il fatto che questa amministrazione avesse in più occasioni segnalato e portato a conoscenza a tutte le autorità competenti la situazione drammatica anche sotto il profilo sanitario del campo rom», scrive il sindaco in un lungo post su Facebook. «Ora è il momento dei fatti. Ci attendiamo dalle istituzioni, dalla politica nazionale una soluzione definiva a questi ghetti», insiste Calamita, che si è impegnato a sostenere la famiglia colpita. «Tutto questo non è più accettabile», afferma l'assessore al Welfare della Regione Puglia, Rosa Barone.

La tragedia scuote la politica. Il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia esprime la sua vicinanza alla comunità di Foggia: «Non possiamo che richiamare l'attenzione sulla sicurezza, ancora una volta, affinché un evento drammatico come questo non debba ripetersi. Mai più». Di «tragedia inaccettabile» parla il segretario della Lega Matteo Salvini. Una tragedia che «dovrebbe imporre a tutti l'urgenza di liberare questi bimbi da illegalità, sfruttamento e povertà».

Per Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, le «baraccopoli sono una vergogna nazionale da cancellare». «Sono interventi complessi - scrive su Facebook - ma nessuno può sottrarsi alla responsabilità di dare una vita decente ai bambini».

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