Una vittoria delle donne, delle minoranze ma non la sperata cavalcata dei democratici del fronte anti-Trump, che nelle prossime e cruciali elezioni di midterm, a novembre, vuole ribaltare i numeri del Senato e strappare la maggioranza, risicata, oggi in mano ai repubblicani mentre alla Camera devono deve conquistare almeno 23 seggi per controllarla. La posta in gioco del super-Tuesday che si è appena chiuso negli Stati Uniti era alta: la nomination per 85 seggi alla Camera, cinque seggi al Senato e la corsa a cinque poltrone da governatore (oltre a centinaia di candidature alle assemblee legislative statali e locali per le quali si voterà sempre il prossimo novembre). Occhi puntati soprattutto sulla California, essendo lo Stato che conta più distretti elettorali, ben 53. Il tutto mentre nello Stato cruciale per le sorti future della politica Usa, per la prima volta dal '77, gli elettori hanno rimesso il mandato del giudice Aaron Persky che aveva condannato ad appena sei mesi - una pena considerata troppo lieve - un ex studente colpevole di uno stupro.
Nella corsa per la carica di governatore in California, il democratico Gavin Newsom è arrivato primo, con il 34% dei voti, e affronterà il repubblicano John Cox, imprenditore appoggiato dal presidente Donald Trump. In California il sistema elettorale «two top» prevede che avanzino verso le elezioni generali i due primi classificati, a prescindere dall'affiliazione partitica. Perciò Trump ha twittato: «Alla faccia di una grande Onda rossa, può essere una grande onda blu. Si lavora duramente!».
Nella corsa per il Senato in California, la democratica Dianne Feinstein, che punta al sesto mandato, è arrivata prima su 31 candidati (ha il 44%, con il 90% delle schede conteggiate). L'ex senatore Kevin de Loeon, democratico anche lui, ha l'11,3% e dovrebbe sfidarla al voto di midterm. «I democratici hanno evitato il disastro che temevano in California, mentre i repubblicani hanno segnato una importante vittoria», spiega Politico.
Tre donne si impongono in South Dakota, Alabama, Iowa strappando la nomination che potrebbe portarle alla guida dei rispettivi Stati l'anno prossimo.
E lo stesso accade in New Mexico, dove l'affermazione di Debra Haaland, democratica, segna anche l'avanzata della prima donna nativa americana (Indiana d'America o Indios, anche se le espressioni non sono più considerate politicamente corrette) con chance concrete di poter essere eletta al Congresso, cosa mai accaduta in 230 anni.
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