Politica

"Invidia, frustrazione e paura: vi spiego perché Conte sta andando a fondo"

Matteo Renzi spiega le ragioni del crollo di Giuseppe Conte: "Non ci si improvvisa alla politica. Se non sei capace, non sei capace. Poi la realtà ti presenta il conto"

"Invidia, frustrazione e paura: vi spiego perché Conte sta andando a fondo"

Scelte politiche sbagliate, continue piroette, ambiguità, strategia della melina e camaleontismo: sono queste le principali motivazioni che stanno portando Giuseppe Conte al crollo politico, verso una strada di declino irreversibile. Non solo: a tutto ciò si aggiunge una componente umana, di rivalsa, dopo essere stato sostituito a Palazzo Chigi da Mario Draghi. Ecco perché Matteo Renzi ritiene che dietro il fallimento dell'avvocato ci sono "molteplici ragioni".

Renzi sferza Conte

Il leader di Italia Viva ha fatto notare che il presidente del Movimento 5 Stelle non sta tanto andando fino in fondo nella crisi di governo, ma "sta più banalmente andando a fondo". E in questa fase di declino sta trascinando "i pochi che gli sono rimasti vicini". In effetti il gruppo grillino è una polveriera: gli animi sono alle stelle e si ipotizza una nuova scissione dopo quella innescata da Luigi Di Maio.

Renzi, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha puntato il dito contro Conte e lo ha accusato di farsi guidare da sentimenti come "invidia, frustrazione, miopia politica, cinismo, paura". Un mix che sta guidando il M5S verso un'ulteriore disgregazione dopo la nascita di Insieme per il futuro.

Ma c'è anche il fattore pratico: la politica è da intendersi come "un'arte nella quale non ci si improvvisa". E dunque "se non sei capace, non sei capace". Conte è stato premier per ben due volte consecutive, prima nel governo gialloverde e poi in quello giallorosso, senza però aver dimostrato abilità politica. E pensare che stava tentando anche la terza esperienza a inizio 2021.

"Puoi vincere un biglietto alla lotteria e fare il premier come accaduto a Conte. Ma poi la realtà ti presenta il conto e se non hai visione politica prima o poi la gente se ne accorge", è la stoccata di Renzi. Proprio la mancanza di visione politica era uno dei requisiti mancanti denunciati da Beppe Grillo, oltre le capacità manageriali, l'esperienza di organizzazioni e la capacità di innovazione. E il tempo gli ha dato ragione.

L'ipotesi Draghi bis

Il non voto dei 5 Stelle alla fiducia al decreto Aiuti al Senato ha spinto il presidente Mario Draghi alle dimissioni, anche se sono state congelate dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Fino a mercoledì si cercherà di evitare la rottura definitiva che, visti gli intricati nodi, potrebbe portare alle elezioni anticipate. Si continua a lavorare a un Draghi bis, con il premier che apre uno spiraglio e attende una mossa vera dei partiti.

Come riferito da Massimiliano Scafi su ilGiornale in edicola oggi, Draghi potrebbe ripensarci e restare a Palazzo Chigi se ci fosse un impegno pubblico in Aula da parte delle formazioni politiche. Ma è necessario riformare il patto di fiducia che si è rotto. "Ma se lui non se la sente si vada subito al voto. Basta con questa sceneggiata, indecorosa. O Draghi bis o voto", ha scandito Renzi scagliandosi contro i grillini.

Il leader di Italia Viva ha chiesto al presidente del Consiglio di presentarsi mercoledì in Aula con un "elenco prendere o lasciare", una sorta di programma blindato come condizione indispensabile per proseguire fino al 2023. Il che metterebbe all'angolo il Movimento: "Voglio vedere chi si assume la responsabilità di sfasciare tutto".

Ma chissà cosa sarà in grado di inventarsi Conte nelle prossime ore.

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