Salvini non crede all'inciucione M5s-Pd-Leu. O meglio, sa bene che l'operazione è in corso ma è convinto che Mattarella non la avvallerà e che quindi si andrà presto al voto. «È una persona perbene» ha detto parlando del capo dello Stato, «non come altri del passato» ha aggiunto riferendosi probabilmente a Giorgio Napolitano. Poi durante l'assemblea con i parlamentari della Lega con i parlamentari leghisti, convocata inusualmente in un albergo romano e non a Montecitorio, dopo essere stato accolto con un lungo applauso e cori «Matteo, Matteo», lo stesso Salvini si è lasciato sfuggire di averlo già incontrato «per ben tre volte». Anche se Pd e grillini dovessero mettere insieme una maggioranza, «non durerà, e noi siamo pronti con una maggioranza vera e un programma di governo» ha aggiunto. Il ministro ha spiegato ai suoi le ragioni dello strappo con i grillini («Un governo non può avere due posizioni opposte su temi come la Tav, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso»), ha raccontato di non aver dormito «per alcune notti» dopo la decisione di chiudere con il governo gialloverde. «Sembrava quasi volesse autoconvincersi di aver fatto la cosa giusta» raccontano alcuni leghisti presenti, segno che Salvini teme una trappola che chiuda le porta al voto e lo inchiodi all'opposizione magari fino al 2023.
Poi il vicepremier si è lamentato dei media che danno rilievo a qualche decina di contestatori «che fanno casino», mentre nelle piazze siciliane per lui c'erano migliaia di persone. Ha quindi martellato sul voto rispetto a cui «non ci può essere alternativa». E ha poi preso in giro ripetutamente Renzi: «Neanche se l'avessi pagato potevo sperare in un assist così» ha detto, riferendosi alla strategia suicida di Renzi di far coppia con i Cinque Stelle, dando così alla Lega l'opportunità di sparare contro l'inciucio tra renziani e grillini dopo anni di insulti reciproci.
Ed è infatti quello che Salvini fa appena uscito dal Grand Hotel Palatino: «Ma voi ve la vedete una manovra economica fatta da Renzi, la Boschi, Fico e Toninelli? Dai siamo seri». Alla domanda se ci sia un accordo con Forza Italia per le elezioni (il faccia a faccia con Berlusconi è previsto per oggi) resta ambiguo: «L'unico patto è quello della poltrona tra Renzi e i Cinque stelle». E sull'alleanza spiega: «Si parla con tutti ma non ci sarà alcun ritorno al passato», né ci saranno «porte aperte a chi vuole riciclarsi ma solo a chi porta idee. Abbiamo tante Regionali e Amministrative davanti, elezioni in cui l'alleanza di centrodestra ha funzionato in passato, ma la mia intenzione è di non riproporre i vecchi schemi», ha insistito.
La condizione però è che non abbia successo l'operazione di palazzo tentata dai grillini, perciò Salvini va all'attacco e chiede ai suoi di picchiare sull'inciucio Pd-M5s: «Chiunque la tiri in lungo è perché ha paura di perdere la poltrona perché evidentemente ha lavorato male e teme di non tornare in Parlamento. Mi affido alla saggezza del presidente della Repubblica, è evidente che non c'è un'altra maggioranza. Noi chiediamo che si voti il prima possibile, poi saranno gli italiani a scegliere un governo che duri cinque anni. L'unica cosa che non ci interessa è scaldare la poltrona».
Con i numeri dell'aula a sfavore per velocizzare la sfiducia a Conte che invece rischia di slittare, Salvini non esclude già oggi o comunque entro 48 ore il ritiro dei ministri leghisti dal governo («Siamo pronti a tutto, lo vedrete nelle prossime ore»), evento che potrebbe costringere il premier a salire da dimissionario al Colle, ma non è automatico, visti i precedenti di Andreotti (con lo stesso Mattarella tra i dimissionari), Ciampi, Letta, e
Berlusconi, crisi simili ma gestite in modo diverso. La partita per ora procede in Parlamento, poi toccherà a Mattarella. Perché la vinca Salvini dovrà essere rapida, più tempo passa e più salgono le quotazioni dell'inciuci.
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