Se non ci fosse Giorgia, non ci sarebbe Elly. La candidatura di Schlein alla guida del Pd è infatti conseguenza della vittoria alle elezioni di Meloni. Non solo Giorgia è la prima donna ad essere premier: ha anche dimostrato, con l'identitarismo di destra, che lei chiama «coerenza», di poter vincere. E lo ha fatto con un messaggio molto incentrato su di sé, con un culto della personalità, diciamo cosi, di matrice berlusconiana, anche se meno gioviale e più aggressivo.
Ha primeggiato anche grazie a una narrazione, «io sono Giorgia» , e gli elettori hanno regalato fiducia a una biografia, a uno story telling. A noi pare che la Schlein intenda, anche se non lo ammetterà mai, imitare il percorso di Meloni: non a caso, nel discorso di ieri a Roma in cui si è candidata, ha teso ad apparire come l'anti Giorgia, «io sono Elly». E come Meloni è Giorgia per la radicalità delle sue idee, cosi Schlein è Elly grazie a una serie di parole d'ordine di sinistra hard, come quelle di Meloni lo erano (e lo sono) di destra. Se ha vinto Meloni con la «coerenza», potrebbe trionfare anche Schlein: purché la sinistra sia appunto identitaria, da qui i duri attacchi di Elly a Renzi, abbastanza curiosi visto che si tratta di un leader di un altro partito, e non certo candidato alle primarie Pd.
Tutto questo ha una sua logica e un suo senso. Del resto, la sinistra mondiale, di cui il Pd fa parte, non è più quella della terza via, «social liberale». Il Pd del Lingotto non era «liberista», sarebbe folle pensarlo, ma è figlio di una stagione ormai tramontata. Basti vedere la sinistra nord e sud americana, i laburisti inglesi, ma anche quella francese di Mélenchon: tutti tornano a guardare allo Stato e al socialismo collettivista. Che infatti Schlein propone.
È più in linea lei con il suo tempo, che non Bonaccini, un Renzi dalla coscienza infelice fuori tempo massimo. Eppure la soluzione identitaria Schlein è anche quella destinata a non far vincere e a non far governare mai la sinistra. Per molte ragioni, ma soprattutto una, di carattere antropologico.
Il temperamento politico degli italiani è infatti di tipo moderato, né di destra né di sinistra, ma
comunque tendente al conservatorismo. Essi possono premiare qualcuno di destra, come Meloni, purché non esageri. Mentre sono del tutto allergici all'identitarismo di sinistra: «io sono Elly», e per questo non la voteranno.
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