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Israele choc: le sinagoghe in fiamme

Gli arabo-israeliani incendiano i luoghi di culto a Lod. Il presidente Rivlin: "Pogrom"

Israele choc: le sinagoghe in fiamme

Lo scambio di fuoco micidiale tra i militanti palestinesi nella Striscia di Gaza e l'esercito israeliano si è intensificato ancor più. L'Onu teme una «guerra su vasta scala». La mediazione dei Paesi arabi, come l'Egitto, è per il momento fallita. Hamas e la Jihad islamica in due giorni hanno lanciato 1.050 razzi e colpi di mortaio, 850 sono atterrati in Israele o sono stati intercettati dal suo sistema di difesa aerea «Iron Dome», mentre 200 non sono riusciti a superare il confine e hanno colpito Gaza stessa. La pressione sulle città del Sud è però devastante. Ieri sera un'altra raffica di missili è arrivata fino a Tel Aviv, una casa è stata colpita a Ashkelon e Hamas ha lanciato razzi per vendicare la morte dei suoi comandanti. Un altro razzo ha colpito un condominio a Sderot. Un bambino di sei anni è stato ferito e con lui molti altri. Forti boom e sirene hanno risuonato senza interruzione a Modiin, Beersheba e a Tel Aviv. Fra martedì e ieri sono state demolite anche due palazzine a Gaza. Raid più mirati hanno invece eliminato almeno quattro comandanti di Hamas e tre della Jihad. Sono i combattimenti più duri dal 2014.

I palestinesi lamentano 53 vittime, molti «bambini», mentre sei israeliani sono stati uccisi da lunedì. Ieri un razzo anticarro sparato da Gaza ha centrato un veicolo che si trovava nei pressi della linea di demarcazione. Un sergente 21enne dell'esercito è morto in ospedale, due commilitoni sono in gravi condizioni. Le vittime israeliane includono anche un padre di 52 anni e sua figlia di 16 anni che sono morti nella città di Lod, vicino a Tel Aviv, quando un razzo ha colpito la loro auto. Mentre a Gaza cinque membri di una famiglia sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano. Le strade sono piene di macerie dove gli edifici sono crollati e molte auto sono state schiacciate o bruciate.

Ma è anche il fronte interno a preoccupare. Gli arabi israeliani hanno organizzato proteste violente in diverse città israeliane. La città di Lod, vicino a Tel Aviv, è in stato di emergenza dopo che, oltre a centinaia di auto, sono state incendiate anche diverse sinagoghe. Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha denunciato il «pogrom» di Lod da parte di «una folla di arabi assetati di sangue ed esaltati». «Sono scene - ha attaccato - imperdonabili». Mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha precisato che il governo utilizzerà tutte le sue forze per proteggere Israele dai nemici all'esterno e dai rivoltosi all'interno. Il ministro della Difesa Benny Gantz ha ribadito invece che gli attacchi israeliani sono stati «solo l'inizio». Nel frattempo, l'aeroporto Ben Gurion ha interrotto brevemente i voli martedì ed è stato colpito un gasdotto tra le città di Eilat e Ashkelon. Disordini anche in altre città con una grande popolazione araba israeliana, così come a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha tuonato: «Se Israele vuole intensificare i combattimenti, noi siamo pronti, se vuole fermarsi, siamo anche pronti».

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