In Israele un gravissimo salto di qualità

In Israele un gravissimo salto di qualità

Se l'aggressione che ha lasciato ieri sul terreno due morti e sette feriti è davvero un attacco terroristico, se sarà confermato che fra le cose dell'uomo che ha sparato con un'arma automatica sulla folla di un pub si è trovato un Corano, l'attacco terroristico cui è sottoposto Israele da cento giorni ha subito un enorme balzo in avanti. L'attacco dentro un locale si è avuto alle 15.30 di venerdì pomeriggio, quando i giovani si riuniscono prima della festa, durante un compleanno, nel cuore del cuore della città, al Dizengoff Center dove i ragazzi d'Israele vivono la propria voglia di essere normali.

Esso dimostra un livello di organizzazione e di pianificazione che va oltre le decine di attacchi col coltello o con auto lanciate contro cittadini per la strada. La ripresa di una telecamera mostra l'attentatore dentro un negozio, finge di comprare una merce, torna indietro dal banco, mette lo zaino sul carrello, ne trae un'arma automatica e si lancia a sparare nella strada. La borsa abbandonata conteneva, almeno così riferiscono le cronache, un Corano. Tel Aviv, città che ama i bar, i pub, i ritrovi e specialmente quelli dei giovani, ha memoria di decine di terribili attacchi terroristici in luoghi di ritrovo: fra tutti, quello del Dolphinarium che segnò con la sua strage di 21 giovani la seconda Intifada nel 2001. Quasi tutti gli altri attentati, sempre però causati da esplosioni, hanno funestato Tel Aviv. Quello di ieri è un attentato che si colloca nel mezzo della guerra religiosa che da quando è stata lanciata, nel bel mezzo dell'attacco terroristico all'Occidente che funesta le capitali d'Europa e si espande negli Stati Uniti, ha avuto ha fatto in Israele decine di morti e feriti. Dopo avere avuto l'imprimatur di guerra di religione con la falsa denuncia da parte sia di Hamas che di Abu Mazen di un supposto piano di conquista da parte di Israele, è di tre giorni fa la promessa dell'Isis, durante un discorso del califfo Al Baghdadi, di attaccare Israele, accompagnato con la promessa che essa sarà «il cimitero» degli ebrei.

L'attacco di Tel Aviv, chiunque l'abbia compiuto, ha il medesimo carattere delle ignobili aggressioni a innocenti di questi giorni, ma l'opinione pubblica internazionale si è dimostrata piuttosto indifferente preferendo collocare la serie infinita di attacchi al conflitto israelo-palestinese.

Tel Aviv ha come caratteristica quella semplicemente di essere parte di Israele, una città laica ed ebraica, eppure l'attacco ne fa un terreno da strappare a una cultura e a una religione diversa. Vedremo se anche questa volta, per mancanza di materiale adatto, avremo il rovesciamento dell'informazione tipico di questi giorni

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