
L'orgoglio e la rabbia. Israele chiude il quarto giorno e la quinta notte di guerra contro l'Iran con l'orgoglio dei risultati militari e la rabbia per gli attacchi di Teheran contro i civili israeliani. In visita alla base aerea di Tel Nos con il capo di Stato maggiore Zamir e il ministro della Difesa Katz, il capo di governo Benjamin Netanyahu, la cui abitazione a Cesarea ha scampato un drone iraniano intercettato dopo un inseguimento lungo mezz'ora, ha annunciato soddisfatto: «Controlliamo i cieli di Teheran». Il premier ha spiegato come questo «cambi l'intera campagna» militare dal «duplice obiettivo»: eliminare la minaccia sia nucleare che missilistica della Repubblica islamica. Il rischio è arginato dall'offensiva israeliana, che nelle ultime ore ha distrutto un terzo dei lanciamissili terra-terra in mano al regime di Teheran. Ma quella del primo ministro «Bibi» è una soddisfazione mista a collera per le vittime israeliane morte a causa dei missili degli ayatollah. Sono state almeno altre 8 nella notte fra domenica e lunedì: tre ad Haifa, nel Nord, mentre tentavano di raggiungere un rifugio, uno a Bnei Brak, nel centro di Israele, e quattro a Petah Tikva, dove un intero edificio è andato in fiamme per un missile balistico da centinaia di chili, che ha anche distrutto il rifugio dove i civili erano corsi a ripararsi. In tutto 24 morti fino a ieri sera e quasi 600 feriti. Danneggiato anche la filiale dell'ambasciata Usa di Tel Aviv. Ma altre vittime si temono nel bilancio di questa mattina, dopo la quinta notte di scontro e l'ennesima vendetta promessa da Teheran, «la più violenta della sua storia», annunciano alti funzionari iraniani all'agenzia Fars. Poco dopo, copiando lo stile israeliano e in seguito all'attacco israeliano alla tv di Stato di Teheran, l'Iran ordina di evacuare i canali tv israeliani N12 e N14, come a dire: li colpiremo.
La velocità, combinata a intensi lanci simultanei, e all'azione notturna, quando l'individuazione dei missili è più complessa, sta «bucando» in pochi casi, ma pur sempre letali, le difese aeree israeliane, anche se otto droni sono stati intercettati grazie ai missili del nuovo sistema di difesa Barak Magena. A Netanyahu e al ministro della Difesa Katz preme sottolineare una differenza sostanziale con l'Iran: «Quando controlliamo i cieli di Teheran, noi colpiamo gli obiettivi del regime, a differenza dal regime criminale iraniano che colpisce i nostri cittadini e uccide donne e bambini», ha sottolineato il primo ministro. Sul modello adottato a Gaza, l'Idf sta infatti lanciando avvisi di evacuazione ai civili iraniani, chiedendo loro di allontanarsi dai luoghi che intende attaccare. Un modo per salvare vite, anche se i morti in Iran sono almeno 224. Una strategia diversa da quella di Teheran, che colpisce indiscriminatamente, rimarca il premier. Il concetto è espresso con maggiore veemenza dal ministro Katz, poi costretto a chiarire: «Gli abitanti di Teheran pagheranno presto il prezzo dei raid», ha annunciato il responsabile della Difesa, additando «il vanaglorioso dittatore di Teheran, trasformato in vile assassino, che apre deliberatamente il fuoco sul fronte interno civile israeliano». Parole forti, poi la precisazione. «Desidero chiarire l'ovvio - dice Katz - Non c'è alcuna intenzione di colpire fisicamente i residenti di Teheran», che però «dovranno evacuare le aree in cui sarà necessario colpire».
Secondo il New York Times, gli israeliani sperano che i loro attacchi, anche quelli non mirati al sito nucleare di Fordow, portino l'Iran a fermare le operazioni nel bunker a centinaia di metri sotto terra, dove sono installate diverse centrifughe per arricchire l'uranio. «È un viaggio verso la vittoria», annuncia Netanyahu.
Che in un'intervista alla Abc non esclude l'uccisione della Guida Suprema Khamenei, massima autorità dell'Iran. «Sarebbe la fine del conflitto», spiega. «Colpiremo il dittatore iraniano ovunque», aggiunge Katz dopo l'attacco alla tv di Stato di Teheran e prima di una nuova notte di paura in Israele.