Coronavirus

Italia choc, pil giù del 6%. L'Ue: sì agli aiuti di Stato. Conte chiede i virusbond

Mondo in recessione, i leader europei pronti a congelare il rigore. Usa: mille dollari a tutti

Italia choc, pil giù del 6%. L'Ue: sì agli aiuti di Stato. Conte chiede i virusbond

Dollari, una pioggia miliardaria di biglietti verde scaricata dagli elicotteri. Destinazione finale, le tasche degli americani. Da ieri, l'helicopter money non è più la lisergica risposta alle crisi contenuta nella Teoria della moneta moderna, ma la cura squadernata da un Donald Trump terrorizzato dall'idea che l'ala della recessione si posi anche sugli Stati Uniti. Dopo le settimane dei tentennamenti, quelle del «coronavirus non ci riguarda», quelle della sola Fed mandata in avanscoperta a combattere l'epidemia di ribassi a Wall Street, la Casa Bianca si è mossa. Quasi di concerto con l'Unione europea. Per Bruxelles è arrivato il D-day: finalmente, messo nero su bianco dalla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, è stato definito il perimetro entro il quale gli Stati potranno aiutare ogni singola impresa in difficoltà con una somma fino a un massimo di 500mila euro, fornire garanzie facilitate sui prestiti bancari e consentire prestiti privati con tassi di interesse agevolati. C'è anche un capitolo che sembra scritto con un occhio ad Alitalia, ed è quello che prevede un risarcimento anche alle compagnie che hanno beneficiato di aiuti di Stato negli ultimi dieci anni. La Commissione europea «è pronta a lavorare con l'Italia per discutere la possibilità di sostegni al settore dell'aviazione civile, incluse Alitalia», ha confermato un portavoce della stessa Commissione.

Ma c'è anche altro. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al termine di una teleconferenza con i capi di stato e di governo dell'Ue ha assicurato che l'esecutivo europeo si attiverà per attivare la «clausola di salvaguardia generale». In vista quindi la sospensione del Patto di stabilità che i paesi del Nord vorrebbero evitare.

L'imperativo, per tutti, è limitare i danni. Pur nella consapevolezza che saranno ingenti. Da Standard&Poor's è arrivato, sempre ieri, un verdetto senza appello: il mondo è in recessione, visto che la crescita 2020 galleggerà intorno all'1-1,5%. E in base ai parametri del Fondo monetario internazionale, quando l'incremento del Pil è al di sotto del 3% significa che l'economia globale è in decrescita, non potendo tenere il passo con l'espansione demografica. Ancor più scure le lenti inforcate da Goldman Sachs, con particolare riferimento all'Italia: in sorte ci toccherà una contrazione a fine anno del 3,4% (+0,2% la stima precedente), frutto del terrificante -6% che timbrerà di nero il primo semestre. Occorrerà aspettare fino al 2021 prima di vedersi materializzare una ripresa del +3,5%. Magra consolazione, anche l'eurozona finirà in territorio negativo quest'anno: dal +1% inizialmente stimato a -1,7 per cento.

Scenari foschi, a rischio di ulteriori peggioramenti se le misure di contenimento del Covid-19 non daranno presto frutti. Trump ha deciso di affrontare il virus a muso duro, con un impeto piaciuto subito a Wall Street (chiusura a +5,2%) e anche alle Borse europee. Milano ha chiuso a +2,2%. In serata l'annuncio della Consob: stop alle vendite allo scoperto per tre mesi su tutti i titoli.

Trump è convinto che «l'economia rimbalzerà in fretta». Per poterlo fare, intende «inviare 1.000 dollari a tutti gli americani. Vogliamo assicurarci che tutti abbiano rapidamente denaro nelle loro tasche». Prima deve però riuscire a far approvare il pacchetto di aiuti per 1.000 miliardi da parte del Congresso.

Il maxi-piano di intervento abbraccia inoltre un differimento fino a 90 giorni delle tasse, per un controvalore di 300 miliardi, e uno scudo protettivo per le compagnie aeree. «Non vogliamo vederle fallire», ha spiegato il tycoon. La Fed rimane comunque in prima linea. L'istituto guidato da Jerome Powell ha rispolverato ieri una misura che non veniva più utilizzata dai tempi della crisi da mutui subprime, ovvero la Commercial paper funding facility (Cppf), uno strumento per garantire l'accesso al credito a imprese e famiglie che serve anche come stabilizzatore dei mercati. Sarà attiva fino al 17 marzo 2021, quando - si spera - il mondo avrà una faccia migliore.

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