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"Mai visto nulla di simile in Italia. Ma ora servono le infrastrutture"

Il climatologo: "L’allerta ha funzionato benissimo, poteva anche andare peggio. Aree a rischio da mettere in sicurezza."

"Mai visto nulla di simile in Italia. Ma ora servono le infrastrutture"

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«Personalmente, in 40 anni di esperienza, non ho mai visto nulla di simile. Su un territorio di ampiezza eccezionale occupato da 3-4 province della Romagna sono caduti quasi 500 millimetri di pioggia nei due eventi che si sono succeduti in questo mese di maggio: la metà di quello che cade nell'arco di un intero anno».

Carlo Cacciamani, fisico, climatologo e direttore di ItaliaMeteo non è però sorpreso dell'alluvione. Anzi era tutto previsto.

«Ci aspettavamo il peggio. Tanto che, esattamente nelle aree colpite, era stata data in anticipo un'allerta rossa che prelude fenomeni molto intensi. La gestione della Protezione civile è stata ottimale. È stato fatto il possibile e pure l'impossibile. Il nostro sistema di allerta è ottimo. Non siamo più all'anno zero. Senza le evacuazioni preventive ora piangeremmo molte più vittime di questa alluvione».

Che è stata la peggiore di sempre?

«Ho lavorato in Romagna e ho ancora negli occhi le alluvioni di Parma e di Piacenza. Ma un evento quasi autunnale di questa portata non si ricorda almeno dagli anni '60».

Perché proprio in quelle aree?

«È un terreno vulnerabile, la zona è esposta a rischio. I bacini pluviali sono piccoli, a carattere torrentizio. E sono stati ridotti in ampiezza».

Dall'uomo?

«C'è stato un fenomeno di antropizzazione che ha favorito le esondazioni. Si chiama ritombatura, cioè i torrenti non sono liberi ma vengono incanalati dentro i tubi e sopra sono state costruite case, strade. I fiumi viaggiano sottoterra anche se non li vediamo. L'eccesso d'acqua provoca il disastro. Ma non dimentichiamo che il rischio idraulico esiste anche per le grandi città».

Come fare per fronteggiare al meglio altre alluvioni?

«Dobbiamo essere molto bravi in futuro. Questi fenomeni saranno sempre più frequenti quindi bisogna saper gestire meglio il territorio: si chiama azione di riduzione del rischio preventiva, ma vanno usate risorse e maggior impegno degli enti interessati alla messa in sicurezza delle aree a rischio».

Che si deve fare in pratica?

«Rinaturalizzare alcuni alvei dei fiumi per ridare lo spazio che avevano una volta. Ora sono stati messi sotto terra e ci abbiamo pure costruito sopra. Inoltre bisogna creare delle casse di espansione, fare altre infrastrutture. Insomma, tutte azioni che si chiamano misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma questo va fatto in un periodo di pace atmosferica. E anche la popolazione deve accettare le trasformazioni».

Cioè i fenomeni estremi?

«Bisogna diffondere la cultura del rischio. Chi si nasconde nello scantinato quando l'acqua sale non ha capito come deve comportarsi in queste situazioni di pericolo. Bisogna spiegarlo meglio, comunicare bene le allerte coinvolgendo tante competenze. Però, sia chiaro, le condizioni di rischio zero non esistono e in parte bisogna accettarle».

Queste precipitazioni mitigheranno la siccità estiva?

«No, assolutamente. Il futuro è già qui. L'alluvione è una delle facce del cambiamento climatico in corso. Aumentano i fenomeni estremi di diverso tipo, la loro frequenza. Accanto all'eccesso di piogge, vivremo prolungati periodi di siccità. Questa alluvione ci dà un assaggio di quanto succederà nei prossimi anni. Il cambiamento è incontrovertibile a causa del riscaldamento globale».

Come vede l'Italia?

«Un Paese che vivrà l'alternanza di siccità e pioggia. Il territorio sarà sempre più secco anche se con l'aumento della temperatura, ci sarà evaporazione e quindi più umidità con conseguenti eventi violenti sempre più alluvionali».

Quindi quali sono le sue previsioni per l'estate?

«Presumibilmente sarà più calda della media. Ma le previsioni stagionali non sono affidabili, ci danno un segnale di tendenza. Ci sono due variabili: se circolerà l'anticiclone delle Azzorre potremmo goderci una temperatura estiva accettabile intorno ai 30-32 gradi. Se invece, com'è già accaduto, prenderà il sopravvento l'Anticiclone africano, allora potremmo superare i 40 gradi. Ed è pazzesco pensare quanto il clima sia cambiato in una manciata di decenni. Se trent'anni fa il termometro avesse segnato i 40 gradi avrei pensato che fosse rotto...

».

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