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Italiani rapiti in Mali, la libertà è vicina

Rocco Langone, la moglie e il figlio in mano ad Al Qaida. Trattative avanzate con gli islamisti

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“Siamo rimasti per un anno con gli stessi vestiti addosso….L’anno scorso di questi tempi abbiamo rischiato di perdere papà; è stato male per il caldo e le medicine e stava lasciandoci le penne, l’ho salvato per un pelo.”. Queste parole, annotate in una lettera consegnata lo scorso settembre alla Croce Rossa Internazionale sono di Giovanni Langone, un 43enne testimone di Geova italiano ostaggio - assieme al padre Rocco Langone, 65 anni e alla madre 62enne Maria Donata Caivano - dei terroristi del Jnim (Jamiat Nasr al-Islam wal Muslim Gruppo di supporto per l’Islam e i Musulmani) un gruppo alqaidista attivo tra Mali, Burkina Faso e Niger.

Le scarne righe scritte il 2 agosto rappresentano - assieme a quelle di altre due lettere datate 10 maggio e 7 giugno 2023 - le uniche notizie sulla prigionia di tre italiani rapiti nel Mali il 19 maggio 2022. Grazie a quelle tre missive consegnate alla Croce Rossa Internazionale dai rapitori e visionate da “Il Giornale” è possibile far luce sulla sorte di questi ostaggi dimenticati da quasi due anni. Ostaggi singolari, ma anche imprudenti. Si tratta, infatti, di una famiglia di Testimoni di Geova originaria di Potenza trasferitasi anni prima del sequestro, a Koutiala, una zona del Mali al confine con il Bourkina Faso. “Una zona assai pericolosa a causa di una fortissima presenza di militanti jihadisti diventata ancora più consistente dopo il ritiro dei soldati francesi dal Mali” - sottolineano fonti dell’intelligence italiana che seguono la vicenda. Il primo ad accettare i rischi legati a quella missione di proselitismo religioso era stato Giovanni.

“Siamo a quasi un anno di prigionia e non si vede via d’uscita”. Lettera del 10  maggio  2023.
“Siamo a quasi un anno di prigionia e non si vede via d’uscita”. Lettera del 10 maggio 2023.

Nel 2019 però papà Rocco e mamma Maria lo raggiungono in Mali per aiutarlo ad aprire una sala del Regno, ovvero un luogo di culto dei Testimoni di Geova. Una scelta avventata visto che i tre non si registrano neppure all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero indispensabile per garantire i contatti con i consolati. E a render tutto più complesso s’aggiunge il fatto che il gruppetto non si presenta con i propri nomi, ma con quello assai più diffuso da quelle parti di “famiglia Coulibaly”. Tre italiani in una regione infiltrata dai miliziani di uno Jnim - mandante ed esecutore di 845 dei 1100 rapimenti avvenuti tra Mali, Burkina Faso e Niger - rappresentano però un obbiettivo assai ghiotto. E per capirlo basterebbero i precedenti rapimenti di nostri connazionali.

Lettera 8 agosto 2023.
Lettera 8 agosto 2023.

Tra questi padre Luigi Maccalli e Luigi Tacchetto rapiti nel 2018 e Nicola Chiacchio sequestrato un anno dopo. Il destino della famiglia Langone si compie invece il 19 maggio 2022 quando alcuni miliziani armati ordinano a Rocco, Maria e Giovanni di salire sul cassone di un pick up. Da quel momento su di loro cala il buio. Nel frattempo - spiegano le fonti de “Il Giornale” - inizia una serie di trasferimenti che “porta i tre in una zona del nord sotto il controllo dei miliziani del Jnim ”.

Per Rocco Maria e Donato è il periodo più duro. Anche perchè sulla zona si susseguono i raid dell’aviazione governativa. “Siamo a quasi un anno di prigionia e non si vede via d’uscita” - scrive Giovanni Langone il 10 maggio 2023. La situazione si fa più stabile solo nei mesi successivi. “Abbiamo passato 14 mesi qui, da 3 mesi le cose si sono aggiustate un po’, ora ci danno quello che chiediamo per mangiare e per vestirci” - annota Giovanni l’8 agosto. Oggi a sei mesi di distanza l’epilogo è forse vicino. Le voci in arrivo dal Mali parlano di una mediazione indirizzata sui canali giusti.

E “quando il mediatore è giusto - spiega chi se ne intende - pagamento del riscatto e liberazione sono ad un passo”.

“Abbiamo passato 14 mesi qui, da 3 mesi le cose si sono aggiustate un po’, ora ci danno quello che chiediamo per mangiare e per vestirci”. -  Lettera dell’8 agosto 2023.
“Abbiamo passato 14 mesi qui, da 3 mesi le cose si sono aggiustate un po’, ora ci danno quello che chiediamo per mangiare e per vestirci”. - Lettera dell’8 agosto 2023.

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