Ius culturae, Renzi: "Ok se ci sono numeri, ma no tormentoni"

In un'intervista al Foglio, Matteo Renzi si dice a favore della cittadinanza ai figli degli immigrati, sempre che ci siano "i numeri. Se non ci sono, prendiamone atto. Non trasformiamolo in un tormentone come è stato fatto dal governo nel 2017"

Ius culturae, Renzi: "Ok se ci sono numeri, ma no tormentoni"

Con la sua uscita dal Pd, molti pensavano che Matteo Renzi si autocondannasse all'irrilevanza, numerica e politica. Non è così. Anzi, è il contrario. Da quando ha lanciato la sua creatura politica, Italia Viva, il suo potere è aumentato. Vedi l'ultimo "ricatto" al governo sull'Iva.

Ma non solo. Infatti l'ex premier si sta riposizionando. Allontanandosi sempre di più dai dem, fisicamente e culturalmente. Dopo avere spalleggiato Di Maio sul "no" alla proposta del ministro dell'Economia, Gualtieri, di aumentare in modo selettivo l'Iva, ora Renzi si accoda al leader grillino anche sullo ius culturae. La norma all'esame della maggioranza, mirata a rendere più semplice e immediato l'iter di concessione della cittadinanza italiana ai figli degli immigrati al di sopra dei 12 anni e con almeno un ciclo scolastico di cinque anni alle spalle, fino a non molto tempo fa era una priorità per Renzi. Lo era, per l'appunto. Adesso non più.

A spiegarlo, in un'intervista al Foglio, è lo stesso Renzi. "Lo ius culturae? Se ci sono i numeri, e Di Maio ci sta, facciamolo. Ma se non ci sono i numeri, perchè i Cinque stelle non ci sono, prendiamone atto. Ma non trasformiamolo in un tormentone come è stato fatto dal governo nel 2017, con un tragico errore", avverte il leader di Italia Viva, che da segretario del Pd ha vissuto sulla sua pelle il calo di consensi legato al dibattito sullo ius soli, che la sinistra voleva a tutti i costi salvo arrendersi a due passi dal traguardo per la mancanza di numeri in Parlamento. Ora lo ius soli, seppure nella versione "soft" dello ius culturae, è tornato al centro del dibattito.

Il Pd lo vuole a tutti i costi, nonostante qualche malumore interno (per Alessia Morani "non va fatto adesso"), Di Maio dice che "non è una priorità", scatenando la furia di Orfini e

Franceschini. Renzi, invece, è meno tranchant. E per fare un dispetto ai dem, dà una carezza a Di Maio. La seconda di fila dopo quella sull'Iva. La sensazione è che Renzi voglia mettere all'angolo il Pd. Ci riuscirà?

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