Elezioni Europee 2019

Juncker corre a difendere Tusk. Ma tace sugli insulti ai sovranisti

Il presidente del Consiglio europeo paragonato a Hitler in Polonia. Juncker: "È inaccettabile e disgustoso". Ma quando Moscovicì parlò di "piccoli Mussolini..."

Juncker corre a difendere Tusk. Ma tace sugli insulti ai sovranisti

Un saggio direbbe che non è mai bene far figli e figliastri. La coerenza paga, anche se è costa preservarla. Se un giorno ti lamenti che il tuo amico Donald Tusk (non Donald Trump, ovviamente) viene "paragonato a Hitler e Stalin", poi non puoi restare in silenzio se il tuo nemico Matteo Salvini viene definito "piccolo Mussolini", "dittatore", "fascista", "nazista" e via dicendo.

Al signor Jean Claude Juncker lo diamo come un consiglio, mica un'imposizione. Ognuno è libero di fare quel che vuole. Però visto che le elezioni europee sono dietro l'angolo e tutto fa pensare che "le elité" (possiamo chiamarle così o si offende?) rischiano di perdere consensi in favore dei sovranisti, forse sarebbe bene non predicare bene e razzolare male. È curioso come oggi il presidente della Commissione Ue si sia scaldato in difesa del collega Tusk, a sua volta presidente del Consiglio europeo. Il polacco è un po' in difficoltà nel suo Paese, dove una parte dell'opinione pubblica lo sta paragonando a Hitler e Stalin. Non proprio due nomi cui piace farsi accostare. Juncker considera il paragone "inaccettabile" e oggi è sceso in campo per fare scudo a Tusk. "È disgustoso - ha detto - e non è mai successo in Europa. Queste accuse non dovrebbero avere posto nel dibattito europeo".

Siamo d'accordo. Impossibile non esserlo. Eppure abbiamo alacremente cercato in agenzia e su Google dichiarazioni ugualmente accalorate del Commissario Ue in difesa di altri politici "vittime" di simili attacchi. Nulla. Nisba. Silenzio. Se dovessero spuntare, saremo pronti a rettificare. Ma non ricordiamo dichiarazioni pubbliche di Juncker per biasimare Pierre Moscovici (pure lui Commissario europeo) quando disse che nell'Europa attuale "vedo dei piccoli Mussolini". Certo, affermò che siamo ancora lontani dal ritrovare Hitler. Ma il riferimento ai populisti era evidente, soprattutto a quelli del Paese (l'Italia) che "ha il ministro più nazionalista" (Salvini). "Dobbiamo lottare contro i populismi, ma non possiamo opporci ai populisti con attacchi personali", dice oggi Juncker. Forse avrebbe dovuto ricordarlo pure al suo amico Pierre.

Il presidente della Commissione sta per finire il suo mandato. Dopo il voto del 26 maggio i governi si siederanno al tavolo per piazzare le pedine dell'Europa che verrà. Il risultato elettorale sarà dirimente, all'Unione serve un cambio di passo. Se i sovranisti dovessero davvero vincere, allora è improbabile che Tusk, Juncker e Moscovici siano nuovamente il volto dell'Ue.

Chissà se tra i (tanti) motivi che hanno creato disaffezione nei confronti delle istituzioni europee c'è anche la poca coerenza dimostrata da chi l'ha rappresentata. Per dire: Salvini viene paragonato a Hitler un giorno sì e l'altro pure, eppure nessuno si è strappato i capelli a Bruxelles. Perché non hanno detto nulla quando al leghista hanno messo i baffetti da nazista Varoufakis (che a Bruxelles conoscono bene), un ex assessore del Pd, i rom, De Magistris e Oliviero Toscani? Senza contare tutti quelli che l'hanno paragonato a Mussolini. Contarli sarebbe superfluo.

Per uniformità d'intenti, Juncker avrebbe dovuto dire (parafrasiamo) che "il mio nemico Salvini" in Italia "sta venendo comparato a Hitler e Mussolini e non è accettabile, è disgustoso e non è mai successo in Europa dalla fine della II Guerra mondiale. Queste accuse non dovrebbero avere posto nel dibattito europeo".

Ma non l'ha mai fatto.

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