Guerra in Ucraina

Kadyrov, il pitbull al servizio del padrone Putin "Lo Zar gli aveva chiesto di uccidere Zelensky"

Il sanguinario leader ceceno nella guerra ha svolto i compiti più brutali

Kadyrov, il pitbull al servizio del padrone Putin "Lo Zar gli aveva chiesto di uccidere Zelensky"

Lo sgherro di Putin è un dittatore con la faccia da kalashnikov che non si può dire abbia il senso del ridicolo. Altrimenti non si farebbe riprendere mentre corre in mimetica, lui che è atletico come uno scaldabagno, e un mitra in mano, attorniato da una flotta di Suv pure mimetici che gli fanno da corpo di ballo, in uno spot che si vorrebbe dello spirito guerriero per cui la Cecenia è sinistramente famosa e invece sembra quello di un dopobarba anni Ottanta.

Ramzan Kadyrov è un signore della guerra dalla fisiognomica non proprio da raffinato intellettuale ma che ha ben chiaro il senso dell'onore e del rispetto. In patria, nella Cecenia che è una piccola repubblica caucasica della Federazione russa che lui ha contribuito a mantenere sotto il tallone di Mosca dopo le violente pulsioni autonomistiche che furono sedate in due guerre a cavallo dei millenni, è un barbaro tiranno che stermina ogni persona in odore di dissidenza e vive con fastidio qualsiasi riferimento ai diritti umani e civili. Nei suoi rapporti con Vladimir Putin è un devoto pitbull che azzanna la caviglia indicata dal padrone. Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina Putin ha tolto la museruola al suo cagnaccio utilizzandolo per i lavori più sporchi. Pare che nei primi giorni del conflitto i compiti di Kadyrov fossero ben chiari: avrebbe dovuto occupare la sede del governo di Kiev e assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo il Wall Street Journal, che riporta informazioni rivelate da funzionari dell'intelligence e della sicurezza ucraini, Kadyrov fu convocato al Cremlino dal suo mentore tre settimane prima dell'invasione per «studiare una strategia» per utilizzare il suo talento da tagliagole e affidargli le peggiori efferatezze del conflitto. Uno scherzo per un uomo il cui nickname è il «macellaio di Grozny» ed è accusato di avere torturato, stuprato, ucciso, rapito i suoi nemici e i suoi oppositori. A lui nel corso della guerra sarebbe stato richiesto anche di trasmettere il fuoco sacro del suo esercito indomabile alle forze imborghesite e fiaccate di Mosca.

Kadyrov ha 46 anni ed è un sanguinario che si crede uno statista. Il padre, Akhmat, fu il primo presidente della Repubblica autonoma di Cecenia nata al termine della seconda guerra cecena, già lui fedelissimo russo dopo un'iniziale adesione alle istanze delle forze secessioniste. Durò in carica pochi mesi, dal 5 ottobre 2003 al 9 maggio 2004, quando fu ucciso in un attentato allo stadio di Grozny, circostanza che non impedì al figlio, una volta preso il suo posto, di organizzare periodicamente partite di calcio con ex grandi calciatori, nelle quali ha il vezzo di schierarsi e di assicurarsi di finire sul tabellino in qualità di goleador o almeno di assistman. Kadyrov junior salì al potere in Cecenia nel 2006 dapprima come primo ministro, poi come presidente ad interim e infine come presidente nominato dallo stesso Putin, il 5 aprile 2007, l'inizio di un quindicennio di potere incontrastato, gestito con le armi del nepotismo, della propaganda, del terrore. Un uomo rozzo e belluino, che crede di vivere in un perenne western caucasico: spara o sembra perennemente in procinto di farlo, risolve qualunque discussione in un duello a senso unico, se non riesce a eliminare un avversario mette generose taglie a vantaggio di chi dovesse riuscirci, è protetto da una milizia privata a cui ha dato il nome con cui i suoi militanti sono sbeffeggiati (kadyrovtsy). Come tutti i tiranni vive le elezioni come un noioso pedaggio da pagare alla scenografia di una democrazia, che ama vincere con percentuali del 99,7 per cento, pure pochino per uno che ha spesso vaticinato per il suo partito Russia Unita un bottino elettorale del «115-120 per cento». Di lui si sospetta che si sia occupato dell'eliminazione di Boris Nemtsov l'ex primo ministro russo e delfino di Boris Eltsin ucciso a due passi dal Cremlino il 27 febbraio 2015. Di certo ha eliminato le immagini dei supereroi della Marvel (Capitan America? Puah!) visti una volta in una scuola e ritenuti diseducativi. Via tutti. Sventurata la terra che ha bisogno di un eroe.

A meno che non sia lui, naturalmente.

Commenti