
L'Ucraina e i suoi alleati europei, da Kiev, hanno chiesto a Mosca un cessate il fuoco «completo» di 30 giorni, senza condizioni, a partire da domani: una proposta avanzata più volte da Zelensky negli ultimi giorni, respinta finora dalla Russia ché vuole prima impegni chiari sulla sospensione delle forniture di armi occidentali alle truppe gialloblu. Al cocktail di pace abbozzato sulla carta, mancava l'ingrediente americano. Che ieri sembra essersi aggiunto come base principale per smuovere le acque; quelle garanzie «politiche» finora negate da Washington ai cosiddetti «Volenterosi». E l'innesto, sul piano diplomatico, di 22 proposte per un accordo di tregua che l'inviato Usa Steve Witkoff porterà a Putin, tra le quali ci sarebbe una clausola che stabilisce che la Casa Bianca non sosterrà l'adesione dell'Ucraina alla Nato.
Tocca ancora all'Amministrazione Trump intavolare. «Non abbiamo canali di dialogo con il presidente francese», ha spiegato ieri il portavoce del Cremlino Peskov; «aperto» invece quello con Washington, con cui «si stanno discutendo varie questioni». Secondo il portavoce del Cremlino, la Russia valuterà il cessate il fuoco elaborato a Kiev: «È un nuovo sviluppo, dobbiamo rifletterci, ma farci pressione è inutile».
Zelensky, Macron, Starmer, il neo cancelliere tedesco Merz e il leader polacco Tusk ieri si sono trovati attorno a un tavolo a palazzo Mariinsky, la residenza del presidente ucraino, a cui ha preso parte in video anche Giorgia Meloni. The Donald ha concesso 18 minuti di conversazione «fruttuosa» e non prevista al presidente ucraino e ai quattro leader arrivati a Kiev in treno per ribadire un impegno militare di «rassicurazione» ancora tutto da articolare. Il vertice ha prodotto l'intesa Usa-Ue per lo stop agli attacchi: in terra, aria, cielo e infrastrutture energetiche per un mese, da cui far decollare un vero negoziato di pace.
Un piano d'azione in quattro punti, apparentemente sostenuto anche da Washington, proverà dunque nelle prossime ore a mescolare le ragioni di Zelensky e di Trump, saldate dopo l'accordo sullo sfruttamento dei minerali rari in terra gialloblu seguito all'incontro in Vaticano; quelle di un pezzo d'Europa che teme il bellicismo di Mosca (i Baltici e la Polonia) e quelle del tandem franco-tedesco che in Ucraina vede anche la possibilità di rilanciare le proprie industrie militari assieme a Londra; infine quelle di Mosca, che non ha gradito il carattere «conflittuale» delle dichiarazioni dei «Volenterosi» europei, bollando come «contraddittorie» le proposte, per poi aprire. E «valutare». Macron ha dato un ultimatum: tregua di 30 giorni da domani, se Putin rifiuta, sanzioni più severe al settore energetico e bancario. Ue e G7 disposti ad accelerare il ricorso ai beni russi congelati.
Di «assoluta unità tra una ventina di Paesi, compresi gli Stati Uniti», ha parlato il premier britannico in conferenza stampa congiunta con i 4. Ma a Kiev c'erano anche i capi di Stato maggiore degli eserciti di Francia e Gran Bretagna: che da settimane studiano un ventaglio di ipotesi militari. Per Kiev, diversi «Volenterosi» sono pronti a inviare truppe per garantire il cessate il fuoco. «L'Ucraina l'ha accettato l'11 marzo», ma la Russia «sta tergiversando, ponendo condizioni, prende tempo», ha sottolineato Macron da piazza Maidan, dove assieme agli altri ha reso omaggio ai caduti. Verificarne il rispetto è sostanzialmente impossibile senza gli Usa, le loro tecnologie ad alta precisione e satelliti. Nelle scorse settimane, l'Eliseo aveva aperto all'ipotesi di spedire contingenti anche senza accordo. Secondo Starmer, occorre ora creare uno spazio per colloqui, ma se non c'è un esercito in campo, Mosca violerà il cessate il fuoco. Dunque i «Volenterosi» hanno lanciato un sos alla Casa Bianca, sfruttando anche quel ponte mai ritratto da Meloni.
Forte dello sforzo trumpiano, Macron ha auspicato «colloqui diretti» tra Kiev e Mosca, ha annunciato «una nuova era» e «un'Europa che si considera una potenza». Merz non è uscito dal guscio ma cambia tattica: tace sull'invio di missili Taurus a Kiev negati dal predecessore: «Non sono materia di discussione pubblica». Ma Sì a rafforzare l'esercito gialloblù.
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