Il killer di Collegno è il nuovo compagno della ex moglie. "Voleva lui i figli"

Confessa Michele Nicastri, 49 anni: Marco Veronese ucciso con 13 coltellate

Il killer di Collegno è il nuovo compagno della ex moglie. "Voleva lui i figli"
00:00 00:00

Preso il killer di Collegno. Accecato dalla gelosia, si era presentato sotto l'abitazione di quello che considerava suo rivale. Il padre dei tre bambini che avrebbe voluto crescere come fossero figli suoi. E che non voleva farglieli più vedere. Cappuccio calato in testa, coltello alla mano, quando Michele Nicastri, 49 anni, ingegnere, si trova di fronte Marco Veronese, 39 anni, estrae l'arma. Nonostante le urla della vittima, Nicastri lo colpisce almeno tredici volte prima di scomparire nel nulla. "Non volevo ucciderlo" avrebbe spiegato ai carabinieri durante un primo interrogatorio. L'intento è di dargli una "lezione", come tempo fa quando gli squarcia le gomme dell'auto per impedirgli di prendere i figli dalla sua attuale compagna. Geloso alla follia di quei tre bambini che tra qualche giorno sarebbero andati a vivere da lui.

La prima idea, probabilmente, è quella di lasciarlo ancora una volta a piedi ma quando Veronese gli si para davanti fra i due volano insulti. "Cosa fai, bastardo?". Urla la vittima, mentre viene colpita una prima volta. Veronese tenta la fuga, Nicastri dietro. Lo rincorre per qualche metro, fino al bar Bermuda su via Sabotino. Le telecamere, le stesse installate dalla ditta di Veronese, la M&M Service, riprendono tutta la scena. Il 39enne crolla a terra, ucciso da una scarica di pugnalate, una quindicina in tutto. Nicastri corre verso la sua auto e scompare su corso Francia. La vittima, incensurata e descritta come persona perbene, non ha debiti. Titolare di una piccola impresa di videosorveglianza, ottimi rapporti con i genitori dai quali è tornato a vivere dopo la separazione, gentile e bene educato con i vicini. Non è certo una rapina, poi, la causa di tanta ferocia tantomeno si può parlare di malavita.

I carabinieri di Collegno e Rivoli, con il nucleo investigativo di Torino, puntano sul movente passionale. O comunque sulla sfera privata della vittima. Gli inquirenti sono certi che non si tratti di un killer professionista. Veronese ha una nuova compagna, lo stesso per la sua ex. Viene scartata la prima pista, quella che puntava sull'ex della sua nuova fiamma. Resta la seconda, ovvero l'attuale compagno della madre dei suoi figli. Precedenti fra i due ce ne sono. La macchina di Nicastri viene monitorata dalla mezzanotte del 22 ottobre da centinaia di telecamere sparse per la cittadina, dalla scena del crimine fino alla sua abitazione, nel quartiere Parella di Torino. Abita qui il presunto assassino, benestante, titolare di un'azienda di informatica, campione locale di triathlon. Un lavoro certosino quello dei carabinieri coordinati dal pm Mario Bendoni, con l'acquisizione di centinaia di video registrati da negozi, banche, palazzine, strade. Il cellulare del presunto assassino aggancia le stesse celle del tragitto "seguito" dalle telecamere. Non può essere che lui l'omicida incappucciato. Manca l'arma, forse è nascosta in casa, ma lì non si trova. Lunedì notte la perquisizione nell'appartamento di Nicastri. Scatta il fermo, firmato dal procuratore di Torino Giovanni Bombardieri. L'indagato viene portato in caserma. Tempo un'ora e crolla. "Sì, l'ho ucciso io.

Voleva vedere i figli più di quello concordato. Mi sono sempre opposto ma quello non voleva sentire ragioni". Il suo difensore, l'avvocato Chiara Gatto, per il momento non rilascia dichiarazioni. "Non conosciamo gli atti", chiosa.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica