Il killer del parco ha un nome falso. Non è un clochard e lei era un'hacker

In un vocale diceva che la moglie lo aveva lasciato solo con la bimba per il suo ex

Il killer del parco ha un nome falso. Non è un clochard e lei era un'hacker
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Sicuramente non era un clochard, il cittadino americano arrestato la scorsa settimana sull'isola greca di Skiathos con l'accusa di aver ucciso la figlia e occultato il suo corpicino nudo tra i sentieri di villa Pamphili, a Roma, dove è stato trovato anche il corpo della madre della piccola. E non lo era neanche la donna. Lui non si chiama Relax Ford, come risultava da quello che aveva tutta l'aria di essere un regolare passaporto americano, ma Francis Kaufmann. Lo ha scoperto l'Fbi, che sta collaborando con la Procura di Roma, accertando che quel documento era stato ottenuto fornendo un nome falso.

Quella che sembrava una vicenda maturata in uno scenario di estremo degrado, si sta rivelando giorno dopo giorno una storia piena di misteri e di colpi di scena, i cui protagonisti vivevano esistenze tutt'altro che ai limiti della società. Il sedicente Ford a Roma frequentava le mense dei poveri, ma raccontava agli amici di provenire da una famiglia benestante di artisti. Si spacciava come un produttore cinematografico, accreditandosi come regista per un film da tre milioni di euro da girare nella capitale. Il Tg1 ha mostrato la mail di un produttore inglese che garantisce per lui con una società cinematografica di Roma dove il 7 maggio il 46enne californiano sarebbe andato con la donna e la bimba, presentandole come moglie e figlia. Sembra inoltre che l'uomo dai mille volti avesse diverse proprietà e affittasse case su Airbnb, oltre ad una Mastercard che gli ha consentito di acquistare un volo per la Grecia per cercare di dileguarsi lasciandosi alle spalle due cadaveri. La sua presunta moglie, conosciuta e sposata a Malta (non sono state ancora trovate tracce del matrimonio, anche se lui avrebbe mandato una foto ai genitori da La Valletta presentando la donna come sua moglie, ndr), sarebbe una cittadina russa o ucraina che parlava perfettamente inglese. Pare fosse un genio dell'informatica, forse un'hacker, si faceva invece chiamare Stella Ford, benché fosse un nome verosimilmente falso, come quello del marito. In un «vocale» pubblicato sul sito di Repubblica si sente Kaufmann parlare con un amico italiano a cui chiede ospitalità per sé e per sua figlia, dicendo che la moglie lo aveva lasciato ed era tornata dal suo fidanzato lasciandogli la bambina «perché non era più interessata ad essere madre». L'audio risalirebbe al 5 giugno, due giorni prima del ritrovamento dei corpi, quando presumibilmente la donna era già morta. Con il suo interlocutore l'americano parla poi di un progetto in cui - a suo dire- sarebbe coinvolto anche il figlio di George Harrison dei Beatles.

Un giallo, dunque, che ogni giorno si arricchisce di un nuovo capitolo. La Procura di Roma continua ad indagare per ricostruire i pezzi del puzzle in attesa di poter interrogare l'uomo detenuto in Grecia.

Le procedure dell'estradizione, però, potrebbero andare per le lunghe perché il 46enne si è opposto alla richiesta di estradizione. Il Consiglio della Corte d'Appello di Larissa deciderà nei prossimi giorni sulla procedura relativa alla sua consegna all'Italia.

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