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L'accordo sulla scuola dura solo poche ore. Conte costretto al rinvio

Il concorso (forse) in autunno. Sindacati contrari. Orfini (Pd): la soluzione è lontana

L'accordo sulla scuola dura solo poche ore. Conte costretto al rinvio

Quando non sai che fare, rinvia. La formula passepartout del governo Conte vale anche per la diatriba sulla scuola (o meglio sulle assunzioni dei precari, perché le scuole in Italia, a differenza che in Europa, resteranno allegramente chiuse fino a settembre) che ha fatto litigare la maggioranza fino a domenica notte.

E il rinvio è stata la soluzione escogitata nel surreale vertice di mezzanotte convocato dal premier Conte per dirimere in extremis la questione, visto che mercoledì il decreto scuola - che scade il 7 giugno - deve arrivare nell'aula del Senato ed essere approvato in tutta fretta con la fiducia, per poi andare alla Camera. Il Lodo Conte prevede di non fare più a luglio il concorsone a questionario con crocette per l'assunzione de i 32mila precari da sistemare, come aveva previsto la ministra grillina Lucia Azzolina per assicurare, diceva lei, la «selezione per merito». Pd e Leu erano contrari e si sono battuti per settimane per evitarlo, con la scusa della pandemia, e per arrivare invece all'assunzione «per titoli». La mediazione prevede un (per ora fantomatico) concorso con prova scritta, da tenersi genericamente in autunno, mentre a settembre - se e quando le scuole riapriranno- i docenti necessari a riempire i buchi verranno scelti pescando dalle solite graduatorie dei supplenti.

Ieri pomeriggio, a dire il vero, il testo dell'accordo ancora non era stato ufficializzato, ed erano in corso scaramucce tra alleati di maggioranza sulla formulazione degli articoli. Con il dem Matteo Orfini che avvertiva: «La soluzione è ancora molto lontana, consiglio alla ministra di venire in Senato». Dal Pd si preannunciano già richieste di modifica. «Gli aspetti più critici avanzati dal ministero della Pubblica Istruzione sono finalmente scomparsi. Ma per passare dalla moderata soddisfazione al sospiro di sollievo, aspettiamo di leggere anche i dettagli», diceva cauto il capogruppo dem Marcucci.

Oggi, in ogni caso, la commissione dovrà iniziare a votare, per chiudere entro mercoledì. Il compromesso non provoca entusiasmi in maggioranza, e suscita proteste sia nell'opposizione che nei sindacati. «Rinviare per non decidere significa lasciare nell'incertezza migliaia di precari - denuncia il segretario di Uil Scuola Pino Turi - è un accordo che serve alla politica, anzi al potere della politica, e non alla scuola e alla società». Anche la Cgil attacca: «Ci troveremo di fronte a un nuovo anno scolastico che comincia con oltre 200 mila cattedre scoperte, avvicendamento di supplenti e difficoltà per famiglie e alunni», avverte Francesco Sinopoli. Di una ministra Azzolina che esce dal vertice «azzoppata e smentita dalla sua maggioranza» parla Mariastella Gelmini di Forza Italia. La Azzolina però si dice «soddisfatta» per l'accordo raggiunto sulla scuola: «Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito. La proposta del presidente del Consiglio va in questa direzione», giura. A darle man forte scendono in campo le varie teste d'uovo del Movimento 5 stelle, a cominciare dal capo pro-tempore Vito Crimi. Che con raro sprezzo del ridicolo proclama: «Il merito e la competenza, principi che da tempo perseguiamo, saranno al centro delle selezioni. È un risultato importante di cui ringrazio la ministra». La quale però, nel frattempo, finisce nel mirino online degli «haters» del mondo della scuola che, delusi dalla mancata sistemazione, la coprono di insulti più o meno volgari.

Un gruppo trasversale di deputate, da Fi a Leu, difende la Azzolina: «È sconcertante che a scrivere commenti sconci siano persone che appartengono al mondo della scuola».

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