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L'accusa di chi a Mosul convive con l'Isis: "Non ci cascate, il Califfato è il vero islam"

Il blogger iracheno contro uno dei luoghi comuni più diffusi in Occidente

L'accusa di chi a Mosul convive con l'Isis: "Non ci cascate, il Califfato è il vero islam"

Chi sostiene che islam e l'Isis non hanno assolutamente nulla in comune sostiene «tesi che non valgono neppure l'inchiostro usato per scriverle». A tirare il colpo di grazia alla vulgata politicamente corretta tanto di moda tra la gauche caviar europea ci pensa un signore che l'Isis l'ha vissuto e lo vive sulla propria pelle. Uno che da quando, nel giugno 2014, lo Stato Islamico ha conquistato la sua città non ha mai abbandonato Mosul. Uno che - come scriveva ieri nel suo blog - ha dovuto abituarsi a camminare tra le pozze di sangue lasciate sull'asfalto dopo ogni decapitazione e dopo ogni barbara esecuzione ordinata dai signori del Califfato. «Ricordo scrive - ognuna di quelle pozzanghere come conosco le mie mani».

Lui si fa chiamare semplicemente «Mosul Eye» ovvero l'«Occhio di Mosul» e si definisce uno storico. Uno storico interessato semplicemente a non far scordare quanto successo sotto il regno del Califfo Al Baghdadi. In verità nessuno sa chi si nasconda dietro i racconti e le riflessioni del suo blog. Né come questo cronista dell'orrore sia riuscito a sfuggire ad uno Stato Islamico che gli ha promesso la morte. Da ieri sappiamo però qual'è il suo primo intento. Prima ancora di veder liberata la propria città, prima ancora di veder abbattute e bruciate le bandiere nere l'«Occhio di Mosul» vuole far piazza pulita dei «cattivi maestri» sempre pronti a suggerire «che lo Stato Islamico rappresentato dall'Isis non abbia nulla a che vedere con il vero Islam o con l'autentico Califfato». Per lui la miopia di quanti, in Occidente e altrove, alimentano quelle tesi è dovuta semplicemente al «fatto che non hanno vissuto sotto le leggi del Califfato, non hanno visto come sia stato organizzato e come agisca, non conoscono i comandanti dell'Isis e la loro fede, non hanno mai messo piede nella casa dell'«Iftaa» (il centro legislativo del Califfato) non hanno mai visitato i tribunali della «sharia».

Insomma secondo questo testimone dell'orrore chi sostiene la tesi di un Islam innocente rispetto alle colpe del Califfato contribuisce a diffondere una colpevole menzogna frutto di un arrogante ignoranza. «Nessuno di quei ricercatori scrive il blogger - conosce il modo in cui praticano la giurisprudenza islamica e come realizzano la legge Islamica. Tutti quei ricercatori si dedicano a delle analisi che non valgono neppure l'inchiostro usato per scriverle. La realtà è chiara come la luce del sole». Tanto chiara da spingere il misterioso «Occhio di Mosul» a spiegarci che gli orrori di Mosul e dintorni sono in verità «la legge dell'autentico Califfato Islamico, l'islam nella sua vera forma. L'islam puro e incontaminato». Un Islam - spiega - che puntava ad eliminare tutti gli infedeli perché voleva garantirsi soltanto la sopravvivenza dei fedeli sunniti. «Mosul è stata svuotata dei Cristiani, degli Yazidi e degli sciiti. Il Califfato voleva difendere i sunniti perché ci considerava i suoi unici soggetti».

Mentre l'«Occhio di Mosul» distoglie lo sguardo dalla tragedia che lo circonda per denunciare le miopie dell'Occidente la fine dell'Isis e dei suoi orrori resta ancora assai lontana. L'esercito iracheno ripulisce i sei quartieri orientali in cui lo Stato Islamico sembra aver smesso di combattere dal resto della città trapelano notizie allarmanti. Secondo fonti delle Nazioni Unite durante il ritiro i militanti del Califfato avrebbero massacrato almeno duecento civili. E nelle zone al di là del Tigri - dove le truppe irachene e quella della Coalizione devono ancora metter piede - i militanti jihadisti starebbero arruolando i bambini dai nove anni in su per impiegarli nell'ultima, disperata difesa della città.

Secondo Ravina Shamdasani, portavoce per i diritti umani delle Nazioni Unite, i militanti bussano porta a porta o danno l'ordine di consegnare i bambini attraverso gli altoparlanti installati sui loro veicoli minacciando punizioni esemplari per chiunque disobbedirà.

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