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L'Agenda Draghi di un presuntuoso

Siete tutti dei cretini. Beh, non proprio tutti, ma a giudicare dai risultati elettorali lo è la stragrande maggioranza degli italiani, cioè tutti quelli che non hanno avuto l'acume, l'intelligenza, la sensibilità e la genialità di votare il Terzo polo

L'Agenda Draghi di un presuntuoso

Siete tutti dei cretini. Beh, non proprio tutti, ma a giudicare dai risultati elettorali lo è la stragrande maggioranza degli italiani, cioè tutti quelli che non hanno avuto l'acume, l'intelligenza, la sensibilità e la genialità di votare il Terzo polo. Questa è grosso modo la sintesi del ragionamento fatto ieri da Carlo Calenda. Precisiamo: ragionamento pubblico, non affidato alle quattro mura della propria privatissima torre d'avorio nel momento di massimo scoramento. No, a freddo e su Twitter, lunedì sera. Uno dice: gli è scappato il polpastrello avvelenato, poi magari ci ha ripensato. Nemmeno per sbaglio. Il giorno dopo, dalle pagine del Corriere della Sera, ripete lo stesso sofisticatissimo concetto: gli elettori decidono ma non hanno sempre ragione. Insomma, hanno torto, questi stupidi cittadini, perché «hanno votato per appartenenza, è la maledizione italiana», ma soprattutto perché non hanno votato per lui. Che è un po' come se un commerciante prendesse a calci i clienti che non comprano nel suo negozio o uno chef insultasse chi non gradisce un suo piatto. Non un modo esaltante di attirare la clientela.

In realtà è la sintesi perfetta di quello che pensa la sinistra dopo ogni sconfitta, ma che non ha mai avuto il coraggio di dire: non abbiamo perso perché abbiamo sbagliato noi, sono sbagliati loro che non ci hanno scelti nelle urne. Ma almeno Calenda ha l'arroganza della sincerità ed esibisce il suo maiuscolo complesso di superiorità senza neppure tentare di dissimularlo.

Eppure di spunti di riflessione e di autocritica ce ne sarebbero a iosa. Nato come Terzo polo e arrivato sesto alle scorse elezioni politiche, il duo Calenda-Renzi ha costruito i suoi minimi successi sbandierando una fantomatica e inesistente agenda Draghi, della quale si è autointestato la presunta eredità. Insomma, una specie di franchising non propriamente autorizzato, che non ha portato risultati lo scorso autunno, quando il ricordo delle gesta dell'ex banchiere e premier era ancora fresco, e che ora, lo dicono i numeri, ha definitivamente perso il suo appeal. Il flop di queste elezioni è palmare. Svanita l'evanescente agenda, ora resta solo la spocchia. E gli elettori sono scappati da chi li guarda dall'alto verso il basso e li tratta come degli scolaretti. Che strano eh..

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