L'aggiustatore Ranieri con quel desiderio che l'Italia può esaudire. L'ipotesi del doppio incarico

Il tecnico un anno fa disse: "Mi piacerebbe allenare una Nazionale come ultimissima cosa". Poi arrivò la Roma. Pioli più di un'alternativa

L'aggiustatore Ranieri con quel desiderio che l'Italia può esaudire. L'ipotesi del doppio incarico
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Un anno fa settimana più settimana meno Claudio Ranieri aveva dato l'addio alla panchina dopo avere pilotato il Cagliari a una clamorosa salvezza. Aggiungendo una postilla non da poco: «Come ultimissima cosa mi piacerebbe allenare una Nazionale. Ho detto una nazionale, non la Nazionale». Poi le cose sono andate come tutti sanno: la Roma che nel cuor gli è sempre stata navigava in acque perigliosissime, lui ha risposto presente e l'ha portata a un passo dalla qualificazione in Champions. Nonostante in tanti abbiano provato a convincerlo a restare almeno per un altro anno, si è fatto da parte lasciando la panchina giallorossa a Gasperini e diventando il primo consigliere della famiglia Friedkin: contratto da dirigente e un nuovo ruolo da ricoprire.

Le cose però possono sempre cambiare, anche e soprattutto nello sport e quindi pure nel calcio: l'Italia che sprofonda in Norvegia, milioni di appassionati e di tifosi che pensano a lui, noto aggiustatore di quello che non va, uomo calmo e dall'indiscutibile competenza. Uno che anche Buffon, non più tardi di due mesi fa, aveva invitato al ripensamento suggerendogli di prolungare la sua esperienza giallorossa: archiviato quell'argomento, ne è appunto subentrato uno più attuale e di interesse generale. Ricordando che l'ex SuperGigi è tuttora il capodelegazione azzurro e che quindi qualche voce in capitolo ce l'ha, viene (quasi) facile immaginare che adesso sia lui la prima scelta per occupare la panchina azzurra, magari con la formula del doppio incarico: lusingarlo non sarà difficile, convincerlo magari un po' di più. Dovendo per di più parlare anche con la Roma, che però difficilmente si metterà di traverso visti i rapporti di massima correttezza e stima che intercorrono tra la proprietà e Sir Claudio, il quale per lo meno fino al tardo pomeriggio di ieri tentennava e non è nemmeno difficile capire il perché: attratto dall'idea di dare una mano all'Italia, ma anche desideroso di rimanere fedele alla Roma.

Saranno ovviamente decisive le prossime ore perché, dopo la (non) gestione dell'esonero di Spalletti, la Federazione non può permettersi il lusso di andare troppo per le lunghe. Dopo di che, se Ranieri declinerà l'invito, l'alternativa numero uno rimane Stefano Pioli, impegnato fino al 10 luglio con l'Al-Nassr ma desideroso di tornare in Italia: fino a pochi giorni fa per (ri)sposare la Fiorentina, adesso per vestirsi di azzurro. Senza remore né paure, provando a riportare serenità su una panchina diventata bollente e certamente scomoda, foriera di stress e pesante come un macigno. Una panchina dalla quale guidare non soltanto giocatori ma uomini veri: «Il problema non è Spalletti, ma una generazione di persone che non sa più cosa vuol dire indossare la maglia azzurra ha tuonato il sempre vulcanico Silvio Baldini dopo avere festeggiato la promozione in serie B con il Pescara -.

La Nazionale vera è quella del 1982: quelli sono stati eroi, quello era il calcio e quelle erano persone vere. Se i nostri dirigenti non capiscono queste cose, andranno sempre avanti i lestofanti». Da qualcuno e da qualcosa, però, bisognerà pur ripartire.

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