Chirurghi, anestesisti, pediatri e medici d'emergenza sono in via d'estinzione. Quella del medico è diventata una professione altamente rischiosa soprattutto per le specializzazioni in prima linea come quelle della medicina d'emergenza. E i camici bianchi scelgono specializzazioni meno «pericolose».
Aggressioni e denunce per malpractice sono in continuo aumento e nel corso degli anni si è scatenata una vera e propria guerra tra i sindacati del comparto sanità, assicurazioni, studi legali e associazioni che a suon di spot invitano i pazienti a fare causa ai medici anche quando non esistono i presupposti. I medici denunciano l'accentuarsi di azioni da parte di agenzie ed associazioni che mirano al «reclutamento di pazienti disponibili alla denuncia».
Due giorni fa finalmente dopo dieci anni è stato firmato i rinnovo del contratto per il comparto ma i problemi restano tutti sul tappeto. E adesso sono i chirurghi che rivolgono un appello al ministro della Salute, Giulia Grillo, sollecitando un intervento risolutivo sul tema della responsabilità professionale. L'allarme parte dal Collegio italiano dei chirurghi, il presidente, Filippo La Torre chiede alla Grillo un intervento urgente per la ridefinizione della colpa medica accompagnata dall'emanazione decreti attuativi della legge Gelli, approvata due anni fa, affinché siano posti paletti chiari sulle conseguenze della responsabilità professionale.
Di fronte a un sistema sanitario al collasso i chirurghi chiedono alla politica di agire non soltanto per ridurre il contenzioso medico-paziente attraverso provvedimenti legislativi mirati ma anche per ridare appeal alla professione chirurgica. Nel mirino la pubblicità che invita i cittadini a ricorrere contro i sanitari. L'eccesso di procedimenti giudiziari ha sicuramente contribuito anche al calo della vocazione chirurgica. Da tempo è entrato in crisi «il patto terapeutico tra medico e paziente». E così da un lato i cittadini hanno perso la fiducia e dall'altro medici mettono in atto la cosiddetta medicina difensiva nel timore di vedersi trascinati in tribunale. Ma se fino a ieri il medico per difendersi si limitava a prescrivere esami diagnostici utili soltanto a coprire eventuali rivendicazioni da parte del paziente ora si arriva a scartare tutte quelle specializzazioni considerate più a rischio di denuncia.
Lo studio dell'Anaao- Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri, fotografa bene questa realtà. Se è vero che di qui a cinque anni, nel 2025, mancheranno 16.500 medici è altrettanto vero che in per alcune specializzazioni la situazione sarà drammatica, in particolare per la medicina d'emergenza, gli anestesisti ma anche i pediatri.
In tutte le regioni italiane verranno a mancare medici anestesisti e rianimatori, chirurghi generali, internisti e cardiologi. In generale su tutto il territorio mancheranno almeno 4.241 medici emergenza; 3.394 pediatri; 1.523 anestesisti; 1.301 chirughi generali e anche 1. 878 pediatri
In sofferenza in particolare il Piemonte e la Lombardia al Nord (in tutte le specializzazione mancheranno 2.004 medici per la prima regione e 1.921 per la seconda, rispettivamente).
I camici bianchi hanno calcolato che in Italia negli ospedali nel 2016 operavano circa 213 medici ogni 100.000 abitanti, mentre in Francia erano 264, in Germania 237 e in Spagna 227. La previsione per il 2025 è di scendere a 181 medici ogni 100.000 abitanti.
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