Magistratura

L'Anm getta la spugna: le chat delle toghe inutilizzabili anche per le sanzioni interne

Cambio di rotta dopo la sentenza pronunciata dalla Consulta sul caso Renzi

L'Anm getta la spugna: le chat delle toghe inutilizzabili anche per le sanzioni interne

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L'Anm getta la spugna: le chat delle toghe inutilizzabili anche per le sanzioni interne

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Ci ha messo quattro anni, l'Associazione nazionale magistrati, a prendere il provvedimento che di fatto chiude il «caso Palamara»: almeno per quanto riguarda la vita interna del sindacato delle toghe, dove le chat dell'ex presidente dell'Anm hanno fatto irruzione nel 2019, consegnate dalla magistratura di Perugia. In base a quei messaggi su Whatsapp alcuni magistrati sono stati sanzionati dall'Anm, alcuni sono stati salvati, molti sono in attesa di giudizio. Ora finisce tutto, perché l'Anm riconosce che quelle chat sono state acquisite in modo illegittimo, e non possono essere usate per nessun tipo di procedimento disciplinare. Molti tirano un sospiro di sollievo, ma chi nel frattempo è stato punito potrebbe ora valutare se chiedere all'Anm la revoca della sanzione e magari un risarcimento dei danni di immagine.

A costringere l'Associazione a fare marcia indietro è stata la Corte Costituzionale, nella sentenza che ha dato ragione al Senato nello scontro con la Procura della Repubblica di Firenze intorno all'inchiesta su Matteo Renzi. Nella sua sentenza la Corte ha stabilito un principio fondamentale: i servizi di messaggistica istantanea come Whatsapp vanno considerati a tutti gli effetti corrispondenza privata, e quindi sono inviolabili senza un provvedimento motivato della autorità giudiziaria. È una sentenza che prende atto dell'evoluzione tecnologica del concetto di corrispondenza, e ribalta la linea seguita finora dalla magistratura, Cassazione compresa, che considerava invece le chat un semplice documento, e quindi sequestrabile senza troppe formalità.

La decisione della Corte Costituzionale riguarda non solo le conversazioni dei parlamentari come Renzi, che hanno tutele particolari. L'Anm deve prenderne atto, con una nota diffusa ieri sulle mailing list interne a iniziativa del collegio dei probiviri, l'organismo che si occupa delle sanzioni disciplinari agli iscritti. La nota ricorda che per la Corte Costituzionale «il concetto di corrispondenza è ampiamente comprensivo e idoneo a contenere ogni comunicazione di pensiero umano (idee, propositi, sentimenti, dati, notizie) tra due o più persone determinate, attuata in modo diverso dalla conversazione in presenza (...) la decisione è destinata a produrre i suoi effetti i a favore della generalità dei cittadini». Questo vale anche per le vicende interne al sindacato dei magistrati: «Non può giustificarsi l'utilizzo in sede disciplinare delle chat penalmente irrilevanti in nome di un superiore interesse pubblico al regolare e corretto svolgimento delle funzioni giudiziarie ed alla garanzia dello stesso prestigio dell'ordine giudiziario (...) la tutela dell'interesse pubblico non può certo giustificare il sacrificio dei diritti del terzo alla riservatezza delle sue comunicazioni».

Quelle chat rimarranno indimenticabili, una finestra senza precedenti sul reale funzionamento della magistratura italiana, ma non potranno più essere utilizzate per il regolamento di conti interno all'Anm.

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