L'Anm "indaga" lo staff di Nordio L'ira del ministro: invasione di campo

Il segretario Parodi tira in ballo il capo di gabinetto poi frena. E scoppia lo scontro

L'Anm "indaga" lo staff di Nordio L'ira del ministro: invasione di campo
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Tanta caciara per un referendum. L'Anm sfrutta il caso Almasri nella campagna elettorale contro la separazione delle carriere, evoca una "responsabilità politica" per il premier Giorgia Meloni nonostante l'archiviazione del Tribunale dei ministri datata 1 agosto e intanto "processa" idealmente il braccio destro del Guardasigilli, neanche indagata, pur di allontanare il calice amaro dell'errore che ha permesso al governo di sbarazzarsi di Almasri. D'altronde, mai il Parlamento darà l'ok a giudicare i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano (peraltro mai interrogato...), ma qualcuno bisognerà crocifiggere.

Tanto che il leader del sindacato delle toghe Cesare Parodi approfitta di una domanda a Radio Anch'io per portare idealmente alla sbarra Giusy Bartolozzi, toga distaccata a capo di gabinetto di Carlo Nordio che ha gestito per prima la vicenda, ipotizzando l'emergere di "conseguenze politiche" sul centrodestra e sul governo. "Come si permette Parodi di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome - per quanto almeno mi risulta - non è citato negli atti? Dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. È un'invasione di campo", tuona Nordio. "Mai citata, era un ragionamento", si difende il magistrato.

Una strategia geniale la sua, un polverone sollevato ad arte per scagionare Pg e Corte d'Appello: perché, come ha ammesso più di qualche toga, se avessero seguito la legge che regola i rapporti tra Guardasigilli e Corte penale internazionale, confermando l'arresto, il comandante libico non sarebbe stato scarcerato. Solo a quel punto Nordio avrebbe avuto 20 giorni per decidere se consegnarlo o meno all'Aja.

Ma nel braccio di ferro tra toghe e esecutivo non conta né la genuina applicazione di una legge certamente scritta male e applicata peggio, né il fatto che Almasri sia stato lasciato libero di scorrazzare per mezza Europa senza che l'Italia fosse stata avvisata del possibile arresto se non nella notte tra sabato 18 e domenica 19 gennaio 2025.

Di carte dalla procura di Roma non ne sono arrivate, lo dice il presidente della Giunta dalle autorizzazioni della Camera Devis Dori, scuotendo la testa. "La legge prevede la trasmissione immediata. Intanto l'Anm sproloquia su soggetti estranei alle indagini, cosa aspetta la Procura di Roma?", si chiede il deputato Fdi Carolina Varchi. "Ci saranno altri indagati", maligna l'ex dipietrista Luigi Li Gotti che ha fatto scoppiare il caso con il suo esposto. Per Riccardo Magi (+Europa) "la Meloni rivendica la scarcerazione di un torturatore", il verde Angelo Bonelli difende la magistratura da una questione "etica, morale e criminale" del governo, per Matteo Renzi "l'esecutivo ha mentito in Parlamento", la grillina Chiara Appendino si scaglia contro "Palazzo Chigi regia politica di questo depistaggio di Stato". "No, la Meloni ha solo un altro stile rispetto a Giuseppe Conte, che su Open Arms dormiva", ribatte su X Tommaso Foti, capogruppo Fdi.

Dentro e fuori la magistratura qualcuno dice la verità. "L'espulsione e l'accompagnamento di Almasri in Libia con volo di Stato è stato possibile solo in conseguenza del mancato rispetto da parte della magistratura della legge 237/2012 che all'articolo 11 impone al Pg di chiedere e alla Corte d'appello di applicare la misura cautelare, senza alcuna discrezionalità", ribadisce al Giornale l'ex numero due dell'Aja Cuno Tarfusser. La stessa tesi dell'ex capo di gabinetto di Via Arenula Raffaele Piccirillo a Repubblica, lo scorso 18 luglio: "È paradossale che Corte d'appello e Procura generale abbiano ritenuto necessario attendere una sorta di nulla osta del ministro che le norme non prevedono (...

), l'autorità giudiziaria non può sindacare i gravi indizi e le esigenze cautelari alla base del mandato di arresto della Corte". Insomma, la colpa è dei magistrati che nessuno processerà mai. Ma a sinistra e all'Anm non se ne sono ancora accorti.

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