È la diplomazia del grano. Obiettivo: conquistare le pance affamate, ancor prima che i cuori e le menti. Dopo la guerra del grano, rilanciata da Mosca in seguito all'attacco alla base navale russa di Sebastopoli, Vladimir Putin trova nel presidente turco Recep Tayyp Erdogan non solo il mediatore ma anche il benefattore con cui stringere un accordo per inviare cereali gratis ai Paesi «bisognosi» dell'Africa. Una mossa dai risvolti pratici e simbolici non indifferenti, mentre l'Africa rischia la fame per la guerra in Ucraina. L'intesa è stata annunciata in prima persona da Erdogan, durante un incontro con gli imprenditori a Istanbul, dopo che a inizio settimana il capo del Cremlino aveva già fatto sapere: in caso di mancato rinnovo dell'accordo sul grano, la Russia sostituirà, con le proprie scorte, l'intero volume di grano destinato «ai Paesi più poveri». «Nella mia telefonata con Putin - ha raccontato il leader turco - il presidente russo ha detto Mandiamo gratuitamente questo grano in paesi come Gibuti, Somalia e Sudan. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Faremo in modo che le navi di grano raggiungano tutti i Paesi bisognosi, a cominciare da Gibuti, Somalia e Sudan, che stanno lottando con una grave crisi alimentare e la carestia», ha spiegato il leader turco. Erdogan non ha fatto mancare le sue critiche all'Europa: «Non ci aspettiamo che coloro che portano avanti colonialismo possano utilizzare nuovi metodi per assumere un atteggiamento coscienzioso riguardo alle crisi».
L'intesa sul grano all'Africa è una strategia vantaggiosa per entrambi, il leader di Mosca e di Ankara. Per Putin, per negare l'accusa di essere l'affamatore del mondo, l'uomo che, dopo l'attacco di una settimana fa alla base navale russa di Sebastopoli, ha deciso di sospendere l'intesa sul grano Russia-Ucraina, di cui il presidente turco era stato mediatore con le Nazioni Unite lo scorso luglio. Ma la strategia è certamente vantaggiosa anche per Erdogan, che si conferma il grande mediatore, e ora qualcosa di più. Dopo aver contribuito a raggiungere l'accordo del grano in estate, il «Sultano» interviene anche in questa seconda crisi, mentre si attende di capire se Mosca rinnoverà l'intesa, in scadenza nei prossimi giorni. Giovedì il leader turco ha annunciato la ripresa del traffico delle navi che trasportano cereali ucraini, avvenuta dopo una telefonata tra i ministri della Difesa russo e turco. Ieri il salto di qualità con l'intesa per inviare grano all'Africa gratuitamente.
È la diplomazia del pane. Una strategia con cui Mosca cerca sostegno internazionale fuori dall'Occidente. Senza i cereali che arrivano dai porti del Mar Nero, l'Africa rischia la fame: l'Eritrea dipende per il 100% dal grano prodotto in Russia e Ucraina, la Somalia per oltre il 90%, l'Egitto per l'80%. Mosca avrà gioco facile a estendere la propria influenza. Sono 25 gli Stati africani, su 54, che a marzo si sono astenuti o non hanno votato la risoluzione delle Nazioni Unite con cui si condannava l'invasione russa, a larga maggioranza.
Una crisi umanitaria non converrebbe a Mosca non solo sul piano dell'immagine, ma anche su quello degli interessi, quelli russi che si fanno più penetranti, ma soprattutto quelli indiretti del colosso-amico, la Cina, che da tempo ha colonizzato il continente (è il maggiore investitore in Africa da 10 anni). Non a caso ieri, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha «esortato» Putin «a non rifiutare di estendere l'accordo sul grano che scade tra pochi giorni» proprio da Pechino, dopo aver incontrato il leader cinese Xi Jinping. «La fame non deve essere usata come arma», ha detto Scholz, mentre anche il G7 sosteneva l'appello del segretario generale Onu per l'estensione dell'intesa.
Ma Putin ed Erdogan usano il pane
come strumento di politica estera ed economica. L'obiettivo di Ankara - mai nascosto - è aumentare il commercio Turchia-Africa, che l'anno scorso ha raggiunto 30 miliardi, fino a 50-75 miliardi di dollari nei prossimi anni.
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