L'antimafia: "La Nigeria? Non collabora"

L'ex procuratore Roberti: ha siglato accordi sulle espulsioni e non li rispetta

L'antimafia: "La Nigeria? Non collabora"

«Sapete che abbiamo una comunità criminale nigeriana in Italia che fa paura? Ma i nigeriani in Italia non commettono reati in danno di soggetti italiani. Loro si fanno le guerre tra di loro, trafficano in droga, prostituzione, ma non attaccano il territorio. Speriamo non accada». Sono passati solo pochi mesi da quando l'allora procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, avvertiva in audizione il comitato parlamentare Schengen, della pericolosità della criminalità proveniente dalla Nigeria. E quel timore si è realizzato a Macerata. L'allarme sul fenomeno nigeriano sta nel carattere violento, nel metodo mafioso unito a riti sacrificali, e nella capacità di queste associazioni a delinquere di nutrirsi delle masse di migranti dall'Africa. E nel fatto che i sodalizi nigeriani appaiono «ancora più strutturati delle mafie italiane».

Una pericolosità confermata dall'ultimo rapporto semestrale della direzione investigativa antimafia: «I gruppi criminali nigeriani continuano a distinguersi per le modalità particolarmente aggressive con le quali realizzano i traffici di stupefacenti e la tratta degli esseri umani, finalizzata alla prostituzione». In Italia, evidenzia la Dia, «opera il sodalizio nigeriano denominato black axe, una consorteria a struttura mafiosa ben radicata anche in altri contesti, il cui vincolo associativo viene, tra l'altro, esaltato da una forte componente mistico-religiosa». Il radicamento in Italia della criminalità nigeriana è emerso nel corso di diverse inchieste, che hanno evidenziato la «natura mafiosa» della consorteria che avrebbe insediamenti a Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Roma, Napoli e Palermo. Ma l'avvertimento dell'ex procuratore nazionale è legato soprattutto ai flussi migratori e dalla mancanza di accordi di cooperazione giudiziaria con quel Paese: «Qui sta arrivando un enorme numero di nigeriani - aveva spiegato in audizione -. E noi abbiamo un grosso problema con la Nigeria. Pensate che la Procura nazionale antimafia, ai tempi del compianto collega Piero Vigna, che ne era il Procuratore all'epoca, fece un memorandum di intesa che non siamo mai riusciti in concreto ad attivare. Loro lo sottoscrissero, ma non l'abbiamo mai attivato, proprio per la resistenza dei nigeriani».

Ma tra le criticità nella lotta alla mafia «nera», Roberti ha segnalato il «problema di trovare interpreti affidabili, perché sanno che queste presenze in Italia sono molto pericolose per i connazionali nigeriani, per gli appartenenti alla stessa etnia, e fanno anche un po' di resistenza a fornire il servizio di interpretariato».

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