L'appello dei campioni: ripensateci sui Giochi Ma resta il no dei 5 Stelle

I medagliati di Rio scrivono alla Raggi, ma la questione pare chiusa. Anche se il Coni spera

Dovrà pensare anche a loro, la sindaca Virginia Raggi, agli atleti olimpici che le hanno scritto per chiederle di non far mancare il suo sostegno alla candidatura di Roma, quando ufficializzerà il suo no alle Olimpiadi. Perché dopo quello urlato da Alessandro Di Battista sul palco del comizio di Nettuno («Un enorme e secco no che farà tremare i palazzi»), il destino di Roma 2024 appare segnato. Tanto da far sembrare una formalità l'imminente incontro tra la Raggi e il presidente del Coni Giovanni Malagò per parlare della candidatura della capitale. Secondo fonti del Campidoglio si starebbe addirittura già lavorando a una conferenza stampa, che si dovrebbe tenere al termine delle Paralimpiadi di Rio, nel corso della quale la sindaca annuncerà la sua decisione definitiva di non appoggiare la candidatura. Il Coni, però, non vuole credere che una decisione possa essere già stata già presa: «È impossibile, la sindaca ha sempre detto che avrebbe prima incontrato Malagò e Pancalli (presidente del Comitato italiano paralimpico, ndr) e finora non c'è stato nessun incontro fissato».

Ma gli azzurri che a Rio hanno vinto una medaglia provano lo stesso a giocarsi l'ultima carta per convincere la Raggi che «Roma 2024 è una grande opportunità». E il loro intervento rischia di creare qualche imbarazzo ai grillini. L'appello è firmato da 68 dei 69 medagliati. Ci sono Tania Cagnotto, Elisa Di Francisca, Gregorio Paltrinieri, lo zar della pallavolo Zaytsev, il Setterosa al completo. Nella lettera gli sportivi fanno leva sui loro risultati e sulle emozioni che hanno regalato all'Italia per chiedere di «non chiudere la porta di fronte ad un'occasione irripetibile». Il tre volte campione olimpico di tiro a segno, Niccolò Campriani, invece, scrive una lettera tutta sua in cui tra l'altro illustra alla sindaca gli effetti della trasformazione culturale, innescata dai Giochi di Londra 2012, che ha portato agli eclatanti risultati della Gran Bretagna a Rio. «Questo Paese ha bisogno di intendere il reale valore della speranza. I giovani hanno necessità di vivere delle opportunità prima ancora di sconfitte o vittorie», sostiene il tiratore.

Il 13 settembre la Raggi sarà sentita dalla commissione Cultura e sport del Senato sulla candidatura alle Olimpiadi. Ma anche se il presidente della commissione, il senatore Andrea Marcucci, si augura che la giunta valuti bene la sua posizione perché «perdere questa straordinaria opportunità non sarebbe un segnale di speranza per Roma», la partita sembra ormai chiusa. Più che mai ora che il no ai Giochi è diventato il tormentone con cui i Cinque Stelle giustificano gli attacchi del sistema: proprio il voler rinunciare alle Olimpiadi avrebbe scatenato contro di loro i soliti poteri forti. Ma questa è la politica, lo sport è altra cosa.

E gli atleti fanno leva sulla loro forza, quella di chi «ha fatto salire sul podio il nome dell'Italia», per cercare di far cambiare idea alla Raggi: «Le chiediamo di non far mancare il suo sostegno alla candidatura.

Lo chiediamo con quella passione che abbiamo mostrato nelle nostre gare e che ci ha consentito di primeggiare». Vaglielo a dire ora, a questi atleti, che la questione Olimpiadi era una gara persa in partenza.

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