Non c'è giorno che passi senza che per Matteo Renzi si apra un nuovo fronte. Ultimo quello delle intercettazioni, con un vero e proprio battesimo del fuoco visto che per la prima volta il premier vede finire sui giornali una sua conversazione privata che non ha alcuna rilevanza penale. Qualcuno lo interpreta come un segnale, l'indicatore di quanto stia cambiando il vento e di come Renzi non venga più percepito come intoccabile . D'altra parte, che un pezzo importante dell'economia lo abbia abbandonato non è un mistero.
Ma quella che davvero rischia di essere la palude renziana è la rivolta del territorio contro il leader del Pd. Che ormai da Roma in giù non ha più controllo alcuno sul partito. Il fronte è ampio e allo stesso tempo compatto. E Renzi - alle prese con dossier più urgenti, dall'immigrazione alla crisi della Grecia - è stato costretto a congelarlo. Con il rischio concreto che ormai il danno sia per certi versi irrimediabile. A Roma, per esempio, pare proprio andata così. E se l'obiettivo iniziale era quello di defenestrare Ignazio Marino anche per evitare la sua «zavorra» durante la campagna elettorale delle amministrative del prossimo anno, adesso pare che il premier stia pensando di temporeggiare, arrendendosi alla strenua resistenza opposta dal sindaco di Roma. Non aver affrontato subito la pratica Marino, insomma, non ha pagato.
E dalla Capitale a scendere lo scenario non fa che peggiorare. Renzi non tocca palla in nessuna delle regioni a guida Pd. In Campania Vincenzo De Luca si è legato al dito il low profile di Palazzo Chigi sulla Severino. In Sicilia Rosario Crocetta è così ai ferri corti con il premier dall'aver lasciato intendere che l'atteggiamento del governo rispetto alla mafia sarebbe troppo permissivo, mentre sullo sfondo resta il braccio di ferro sui conti della regione che è a un passo dal default . In Puglia proprio ieri Michele Emiliano è tornato a picchiare sull'esecutivo, chiedendo di cambiare il decreto Ilva perché «non conforme alla Costituzione». E non va meglio in Calabria dove Mario Oliverio ha vinto osteggiato dai renziani e sostenuto invece dalla vecchia Ditta bersanian-bindiana.
Tutte situazioni che Renzi ha
trascurato per troppo tempo, al punto di ritrovarsi oggi un fronte interno di ben quattro governatori che rappresentano circa 17 milioni d'Italiani. Di qui a perdere del tutto le redini del partito il passo non è poi così lungo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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