Da politico navigato della Prima Repubblica qual è, avrebbe preferito un po' di discrezione in più sul faccia a faccia con Matteo Renzi. Un incontro che dal Quirinale ci tengono a definire «di routine» proprio per evitare che gli venga data troppa enfasi, soprattutto alla vigilia del rush finale sulle riforme in Senato. D'altra parte, che Sergio Mattarella preferisca muoversi con riserbo e circospezione non è certo una novità e già troppo si è detto e scritto in questi giorni sulla presunta moral suasion del capo dello Stato affinché il ddl Boschi vada a buon fine.
La questione, con buona pace della versione ufficiale secondo cui si sarebbe genericamente «fatto il punto sui principali temi in agenda», è stata ampiamente trattata nel pranzo di ieri tra Renzi e Mattarella. Con il premier che avrebbe ribadito che sull'articolo 2 del ddl non esistono margini di trattativa. Considerazione, questa, su cui avrebbe portato a casa il placet del capo dello Stato, consapevole anche lui che rimettere mano all'articolo 2 significherebbe compromettere seriamente il percorso parlamentare dell'intero disegno di legge Boschi. Con tutte le conseguenze che avrebbe uno stop alla riforma del Senato, a partire da un netto ridimensionamento di Renzi e del suo esecutivo.
Un faccia a faccia, dunque, che è servito al premier per incassare una sorta di benestare informale del Quirinale, anche in vista del braccio di ferro in corso tra Palazzo Chigi e la presidenza del Senato sull'emendabilità del solito articolo 2.
Non a caso, seppure off record , dall' entourage di Renzi accreditano la versione secondo cui Mattarella non vedrebbe con favore una frenata sul ddl Boschi, anche se avrebbe sollecitato il premier ad avere un confronto dialogante con la minoranza dem perché le riforme «devono essere il più possibile condivise».Un Renzi, dunque, che pur ostentando sicurezza preferisce muoversi sotto l'ombrello del Colle.
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