L'appunto

L'errore di Renzi: non mettere la faccia sul pasticcio Marino

Con la politica dello struzzo il premier rimedia solo una figuraccia

L'errore di Renzi: non mettere la faccia sul pasticcio Marino

È probabile che non avesse ben capito con chi aveva davvero a che fare. Né tantomeno immaginato quanto ostinata e agguerrita sarebbe potuta essere la sua resistenza. Di certo, mai Matteo Renzi avrebbe immaginato un Ignazio Marino spregiudicato al punto da ritirare le dimissioni, paralizzando di fatto Roma e la sua macchina amministrativa a poco più di un mese dall'inizio del Giubileo. Una vicenda che se non fosse di per sé drammatica farebbe quasi sorridere. E che già ieri pomeriggio era rimbalzata sui siti dei principali media stranieri, con buona pace di quel poco di credibilità che ci rimane all'estero e pure dello stesso Renzi che dal caso Marino ha sempre preferito tenersi a debita distanza.

Ed è forse questa una delle principali ragioni di quanto sta accadendo a Roma. Perché è chiaro che avere derubricato Marino a un problema passeggero al punto di non volersene occupare in prima persona è stato forse il peggiore degli sbagli che il premier potesse fare. Un macroscopico errore di valutazione, sotto il profilo umano e politico. Nel primo caso perché Renzi si è illuso che per risolvere la pratica fosse sufficiente mandare avanti Maria Elena Boschi (che questa estate si è presentata al posto di Renzi alla festa dell'Unità siglando con il sindaco il poco fortunato «patto della birra») o Matteo Orfini (nominato commissario straordinario del Pd a Roma). Nel secondo caso perché è indiscutibile che la partita della capitale potrebbe condizionare non poco il futuro del governo nazionale.

Non è una coincidenza che in queste settimane Marino sia diventato una sorta di simbolo dell'antirenzismo, conquistando le simpatie di tutti coloro che vedono in lui un possibile cuneo per scalfire l'immagine vincente del premier. È in questa chiave, per esempio, che molti hanno interpretato i contatti tra Marino e Pier Luigi Bersani, con l'ex segretario del Pd che si è esposto al punto di dire che Renzi ha gestito male la vicenda romana. Una presa di posizione che potrebbe avallare i rumors secondo cui Marino starebbe pensando di presentarsi come l'anti Renzi al congresso del Pd che si terrà nel 2017. Un'eventualità che per il premier sarebbe di difficile gestione, soprattutto se come sembra a Roma si andrà allo show down. Con il rischio, peraltro, che alle prossime elezioni di primavera possa avere la meglio un candidato dei Cinque Stelle. Un successo di Beppe Grillo a Roma - è piuttosto evidente - avrebbe infatti delle conseguenze devastanti anche su Palazzo Chigi.

Di certo, c'è che a questo punto sarà piuttosto difficile per il premier andare avanti con la strategia dello struzzo. Scaricare ogni responsabilità su Orfini e non metterci mai la faccia - quando poi è stato proprio Renzi a indicare sia il nuovo vicesindaco Marco Causi che la pattuglia di assessori arrivati a dicembre - è stato infatti uno dei punti di forza di Marino. E poco importa se il premier e la sua macchina comunicativa hanno cercato di far passare l'immagine di un Marino ai margini del Pd, quasi fosse un esterno al partito. Tanto è addentro, invece, che il 25 ottobre 2009 partecipò alle primarie per la segretaria arrivando terzo dopo Bersani e Dario Franceschini.

E che nel 2017 potrebbe riprovarci.

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