"L'armonia? Un miraggio. E va passata la palla al papà"

Il pedagogista Daniele Novara: "Le madri devono ritagliarsi un altro ruolo. E imparare ad aspettare"

"L'armonia? Un miraggio. E va passata la palla al papà"
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Daniele Novara, pedagogista, promotore della petizione per vietare l'uso degli smartphone sotto i 14 anni e i social sotto i 16, ora sgrida le mamme?

«Abbiamo preso un abbaglio. Abbiamo preteso che gli adolescenti restino in buoni rapporti con i genitori anche nell'età della libertà, dell'allontanamento, della trasgressione. La normalità è l'adolescente conflittuale, non quello ritirato nella cameretta, sedato dai videogiochi, senza gruppo perché i genitori hanno paura delle compagnie. Queste sono anomalie. Non l'adolescente che spacca il guscio. E tanto più il genitore cerca di sottoporre a un controllo materno, nel mito dell'armonia e del dialogo a tutti i costi, tanto più i ragazzi alzano l'asticella».

I genitori sono meno capaci di gestire l'adolescenza?

«Senza dubbio. Sono molto fragili da un punto di vista emotivo e educativo. Lasciati improvvisamente da soli, in balia di un mito narcisistico in cui il figlio è prezioso, da conservare più che da educare».

Questa volta il dito puntato è dritto contro le madri.

«Più che altro sull'eccesso di accudimento. Il tempo del materno inteso come codice, è l'infanzia, con la protezione, la compiacenza. Nell'adolescenza la mamma non può più fare la mamma nel senso più infantile del termine».

Di che età parliamo?

«Dagli 11/12 anni in poi. L'infanzia finisce quando il cervello comincia a funzionare in un altro modo, non è una questione ormonale. Ed è un altro mondo. Certo, per la mamma è più difficile gestire l'adolescente che vuole spaccare il nido, perché ci sono anche delle neuroconnessioni simbiotiche provenienti da 9 mesi della gestazione. Il maternage in adolescenza non solo non serve ma è un ostacolo per la crescita».

Quindi?

«Il padre va tolto dalla panchina. Bisogna fare un gioco di squadra passandogli la palla. La madre sta alla larga, fa un passo indietro, non significa scomparire, ma ritagliarsi un altro ruolo. È uno dei 3 pilastri di cui parlo nel libro, gli altri due sono costruire la giusta distanza educativa e comunicare bene con nuove tecniche».

Facciamo qualche esempio.

«Ad esempio la mamma può usare la «tecnica del gatto». Aspettare. Ci sarà un momento in cui il ragazzo vorrà parlare, e lo farà con la mamma che è più orientata alla figura della confidenza».

Qual è la distanza «giusta»?

«La misura è il paletto. Usare questa tecnica significa mettere un limite».

Madre o padre: chi sistema i paletti?

«Meglio il padre perché normalmente ha una maggiore distanza, e dunque una maggior possibilità di gestire il paletto senza urlare, senza arrabbiarsi, accettando anche una certa conflittualità o resistenza dell'adolescente o delle sue frasi scomposte. Tipo nessuno dei miei amici ha dei genitori rigidi come voi. La mamma è capace di farci una discussione, il padre invece porta avanti il suo discorso: ok saremo gli unici ma adesso dimmi quando ti prendi il giorno per sistemare la stanza».

Infine la comunicazione: quali tecniche usare?

«Deve essere di

servizio. Ascolto senza commento e silenzio attivo, che è come un semaforo rosso. Non è indifferenza, è il segnale per dire sei andato oltre. Funziona fino a 16 anni. A 17 anni non sentire parlare è solo quello che vogliono...».

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