L'attacco di Israele a Mattarella. Il piano degli Usa contro la fame

Il presidente Herzog risponde al Quirinale: "Non uccidiamo indiscriminatamente". Witkoff visita i centri di distribuzione. La Casa Bianca lavora al rilascio per i rapiti

L'attacco di Israele a Mattarella. Il piano degli Usa contro la fame
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Israele non ha "intenzione di uccidere indiscriminatamente". La risposta del presidente israeliano Isaac Herzog è, nella sua essenza, dura e secca quanto quella con cui l'"amico Sergio Mattarella" rimproverava ad Israele un'evidente "ostinazione nell'uccidere". Ma nella smentita, e nelle parole che l'accompagnano, si coglie quanto l'intervento del nostro presidente - pronunciato giovedì durante la Cerimonia del Ventaglio - abbia colto nel segno.

E quanto abbia fatto capire al suo omologo il rischio che Israele venga percepito dall'opinione pubblica italiana, e da quella del resto del mondo, come un Paese indifferente ai diritti umani e alla leggi internazionali. "Vogliamo solo vivere in pace e sicurezza. Sì, in guerra accadono errori e non siamo indifferenti al dolore dei civili palestinesi a Gaza" si giustifica Herzog dicendosi rattristato dalle dichiarazioni di Mattarella. "Stiamo facendo tutto il possibile per migliorare la situazione - aggiunge il presidente israeliano - Agiamo secondo il diritto internazionale in condizioni quasi impossibili. A differenza del nostro nemico, che viola palesemente e orgogliosamente le convenzioni e le leggi sui diritti umani".

Ma Herzog ricordando l'Italia come Paese "amico" chiede anche di "mantenere ferma la chiarezza morale" e non dimenticare come tutto è iniziato. "Hamas ha iniziato questa guerra, Hamas tiene gli ostaggi, Hamas è responsabile delle sofferenze di entrambe le parti e la pressione internazionale deve essere rivolta a loro - sottolinea il presidente israeliano ribadendo che - l'unica chiave per porre fine a questa tragedia è il rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza".

Alla ricerca di quella chiave sono anche Israele e l'alleato statunitense. Donald Trump ha promesso ieri "un grande piano per mettere fine alla fame a Gaza". Parole che sembrano contraddire l'entusiasmo del suo ambasciatore Mike Huckabee pronto a magnificare l'operato della "Gaza Humanitarian Foundation" dopo la missione condotta con l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff in un centro per la distribuzione del cibo nella Striscia.

La ricerca di una nuova strategia negoziale è stata invece al centro dei colloqui di giovedì tra Netanyahu e l'inviato Usa. Netanyahu e la Casa Bianca si dicono d'accordo sulla necessità di mettere fine ai cosiddetti "negoziati parziali" per la liberazione di piccoli gruppi di ostaggi e imporre, invece, un'unica trattativa finale per la consegna di tutti gli ostaggi vivi e morti. Una trattativa seguita, in caso di fallimento o di rifiuto di Hamas, da un'ultima risolutiva operazione militare con l'obbiettivo di sgominare definitivamente Hamas. Anche a costo di sacrificare i prigionieri ancora in vita.

Ma qui diavolo e divisioni si celano nei dettagli. I ministri più oltranzisti dell'esecutivo come Smotrich e Ben-Gvir - già accusati dalle famiglie degli ostaggi di non tener d'acconto la vita dei loro cari - premono per l'immediata messa a punto dell'ultimatum negoziale. E chiedono all'esercito di muoversi in fretta. Ma su questo pesa il veto del Capo di Stato Maggiore generale Eyal Zamir contrario, come già in altre occasioni, a qualsiasi operazione che metta a repentaglio le vite dei prigionieri.

Ai nuovi piani israeliani e americani si contrappone anche la propaganda terrorista.

Dopo il video dell'ostaggio Rom Braslavsky, diffuso dalla Jihad Islamica, Hamas ha pubblicato ieri quello di Eviatar David, prigioniero a Gaza da 655 giorni. Una strategia spregiudicata quanto insidiosa per lacerare l'opinione pubblica e contrapporla al governo Netanyahu e ai suoi alleati.

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