Ultim'ora
Autonomia, ok dalla Cassazione al referendum per abrogazione
Ultim'ora
Autonomia, ok dalla Cassazione al referendum per abrogazione

L'autodenuncia degli Usa: «Torture brutali della Cia» Scatta la paura rappresaglie

Il Senato accusa l'intelligence per i suoi metodi dopo l'11 settembre. Messe in stato di allerta basi e sedi diplomatiche per il pericolo attentati

L'autodenuncia degli Usa: «Torture brutali della Cia» Scatta la paura rappresaglie

Il Senato americano accusa la Cia e riporta vivo il dibattito sui metodi usati durante l'Amministrazione di George W. Bush dopo l'11 settembre 2001 per contrastare il terrorismo internazionale. L'agenzia d' intelligence , è scritto in un documento del Senato, avrebbe torturato e fatto soffrire decine di detenuti, sospettati di terrorismo, in prigioni segrete in Asia ed Europa dell'Est e quelle pratiche, ritenute centrali per la Cia nello sventare attacchi terroristici, in realtà sarebbero state inefficaci.

Per cinque anni la Commissione Intelligence del Senato ha lavorato su oltre 6 milioni di documenti dell'agenzia - cablogrammi, email , trascrizioni degli interrogatori, interviste - per produrre un rapporto. Sono 6.400 pagine segrete. Soltanto 500 sono state rese pubbliche ieri. Nelle ore precedenti, Washington ha messo in stato d'allerta il personale nelle basi estere, nelle sedi diplomatiche, per timore che le nuove rivelazioni sugli anni più bui del contro-terrorismo americano potessero innescare violenze in Paesi come l'Afghanistan e l'Irak. Nel rapporto, che sta già spaccando la politica americana, si parla di fatti avvenuti in centri di detenzione segreti, da Thailandia a Pakistan e Afghanistan, oltre un decennio fa. Al centro dell'inchiesta c'è un programma di interrogatori di sospetti della Cia partito nei mesi dopo gli attacchi alle Torri Gemelle e rimasto segreto fino al 2005, quando per primo ne rivelò l'esistenza il quotidiano Washington Post . Soltanto nel 2006 l'ex presidente Bush ne ha ammesso l'esistenza. Nel 2009, il suo successore Barack Obama lo ha cancellato.

Il Senato ha studiato il caso di una ventina di detenuti, ma ha rivelato le presenza nei siti segreti della Cia di 119 prigionieri. Se i metodi di interrogatorio erano legalmente approvati dagli avvocati del Dipartimento di Giustizia, secondo il Senato la Cia dal 2002 al 2006 avrebbe utilizzato altri mezzi come il waterboarding - definito tortura dallo stesso presidente Barack Obama - la privazione di sonno per intere settimane, minacce di morte, il confino in celle buie delle dimensioni di scatole, l'utilizzo di catene per immobilizzare i prigionieri. «In ogni accezione del termine, i detenuti della Cia sono stati torturati», ha detto la senatrice democratica Dianne Feinstein, presidente del Comitato d'Intelligence e volto del conflitto tra senatori democratici e Cia negli ultimi mesi. Secondo il rapporto, i vertici dell'agenzia avrebbero ingannato per anni sia il Congresso sia la Casa Bianca, tacendo sui dettagli degli interrogatori.

Lo stesso presidente Bush sarebbe venuto a conoscenza degli esatti contorni dell'operazione soltanto nel 2006. Per quattro anni, ha scritto ieri il New York Times , nessun funzionario della Cia sarebbe entrato nell'Ufficio Ovale a spiegare al presidente che cosa accadesse nelle celle segrete di Asia centrale ed Europa dell'Est.

Ora che il dibattito su quei difficili anni è tornato rafforzato, repubblicani e vertici dei servizi segreti si difendono, accusano i democratici - il rapporto ha imprecisioni importanti, dicono - e confutano l'accusa principale: che quelle pratiche non siano servite a nulla.

Sia l'attuale direttore della Cia, John Brennan, sia il suo predecessore durante quegli anni, George Tenet, ammettono errori ma sostengono che quegli interrogatori abbiano portato a sventare attacchi terroristici, salvare vite, e all'uccisione nel maggio del 2011 di Osama Bin Laden in Pakistan.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica