Non gira intorno ai problemi, ma li affronta di petto: «Le opposizioni dicono che avrei sbagliato, o peggio fallito, su questo e quello, dai trasporti alla sanità. Certo, si può sempre migliorare ma troppe volte omettono dettagli essenziali per capire come stiano davvero le cose».
Presidente, a cosa si riferisce in particolare?
E Attilio Fontana, governatore della Lombardia e di nuovo candidato per il centrodestra, non si scompone: «Prendiamo i treni dei pendolari».
I ritardi sono ritardi. No?
«Un attimo: io ho preso l'impegno di cambiare i treni, sostituendo i vecchi convogli con altri più moderni, comodi per i viaggiatori e funzionali».
A che punto siamo sulla strada del rinnovamento?
«Il mio è un programma ambizioso che prevede di immettere sulla rete lombarda duecento treni circa di nuova generazione, già comprati, ma che evidentemente arrivano un po' alla volta. In ogni caso siamo già a quota 70, insomma ci avviciniamo a metà dell'opera e ne siamo orgogliosi».
Ma questo non risolve tutte le criticità o sbaglio?
«Siamo alle accuse della sinistra e dei 5 Stelle».
Lei come risponde?
«Il punto che si fa sempre finta di non vedere è che i binari sono delle Ferrovie, o meglio di RFI, e io ho fatto un accordo con loro nel febbraio 2019, giusto tre anni fa, in cui mi assicuravano che avrebbero fatto investimenti per 14 miliardi sulla rete lombarda».
Risultato?
«Per ora, purtroppo, zero. Stiamo aspettando, naturalmente non con le mani in mano, ma intanto il cambiamento non va come dovrebbe. Lo sa che abbiamo ancora delle tratte a binario unico? Da Milano a Varese, da Mantova a Codogno, da Brescia a Piacenza. Così il mio impegno è vanificato, almeno per ora, dalla loro lentezza. È come avere le Ferrari che però dovrebbero circolare su strade di campagna».
La sanità?
«Sulle liste d'attesa ci stiamo impegnando per ridurle. Certo, ha pesato il Covid, ma poi c'è un'emergenza strutturale legata alla penuria di medici e infermieri. Sento grandi discorsi demagogici, ma la verità non la dice nessuno».
E quale è la verità?
«Anche qui le faccio un esempio: abbiamo lanciato un bando per 150 infermieri e si sono presentati in 25».
La soluzione?
«La soluzione, quella vera, è l'autonomia differenziata. Se io potessi pagare di più i camici bianchi, attirerei grandi professionalità che oggi si bloccano perché gli stipendi non sono così alti».
Passerà mai l'autonomia differenziata?
«Io mi fido del presidente Meloni e Meloni ha detto che il tema le sta a cuore. Mi fido di lei e del gran lavoro che sta svolgendo il ministro della Lega Roberto Calderoli: l'autonomia è quel che serve e oggi manca a una regione come la nostra che peraltro è già avanti, realizza le migliori performance del Paese, è la locomotiva dell'Italia. Da tempo chiedo che mi siano date tutte e 23 le materie cosiddette concorrenti, come la sanità, che ora sono in condominio con Roma. Quelle risorse ho la pretesa di gestirle io da Milano e non dalla capitale che è più lontana. Già oggi il cittadino lombardo costa allo Stato 1.400 euro in meno della media nazionale, ma con l'autonomia risparmieremmo altri soldi da reimpiegare per migliorare i servizi».
Sul Covid quali sono le colpe di Palazzo Lombardia?
«Calma, quando io per primo ho indossato la mascherina, tutti si sono messi a deridermi dicendo che stavo provocando un grave danno alla Regione. Poi la mascherina l'hanno messa tutti, ma va bene così. E quando ho telefonato al premier Conte suggerendogli di chiudere tutto, lui mi ha risposto che non poteva farlo perché ci sarebbero state rivolte di piazza. Poi certo di errori ne abbiamo fatti».
Non teme l'inchiesta della Procura di Bergamo?
«E perché? Io ho agito nel rispetto della legge».
Letizia Moratti, prima vicepresidente della giunta Fontana e oggi suo avversario per il Terzo Polo, sostiene di aver trovato al suo arrivo una situazione disastrosa.
«Strano, la Moratti ha sempre votato quello che veniva elaborato e proposto. Era la mia vice, avrebbe potuto sollevare qualunque obiezione. Adesso che è all'opposizione dice che era tutto sbagliato. Ma lei dove era?».
Una grande affermazione di FdI potrebbe accompagnarsi a un ridimensionamento della Lega. Questo renderà più debole la sua squadra anche in caso di vittoria?
«No, non credo. Ci saranno magari nuovi equilibri interni, ma il programma, a Milano come a Roma, non cambierà. Andremo avanti tutti insieme per completare il lavoro iniziato».
Un'ultima cosa: le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 si avvicinano, ma c'è sempre il timore che siate indietro rispetto alla tabella di marcia.
«Guardi, queste Olimpiadi sono nate da una scommessa mia e di Luca Zaia: avevamo la componente grillina del governo che ci remava contro, ma abbiamo vinto sbaragliando la concorrenza agguerrita di un Paese
come la Svezia che aveva buttato nella mischia pure la famiglia reale. La parte che compete a Regione Lombardia procede senza intoppi, per quella infrastrutturale, che spetta al governo, si sta recuperando il tempo perduto».
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