Economia

"L'autonomia strategica italiana è il tema più importante"

L'autonomia strategica in campi come l'energia e la transizione verso un'economia più digitale sono la vera sfida di oggi. L'intervista ad Annalisa Chirico

"L'autonomia strategica italiana è il tema più importante" Esclusiva

“L’autonomia strategica italiana è oggi il tema più importante per la politica nazionale”. Annalisa Chirico, giornalista, imprenditrice e presidente dell’associazione “Fino a Prova Contraria”, commenta così con IlGiornale.it le sfide che il sistema-Paese deve affrontare in un contesto delicato segnato dal caro-energia, dal rischio di una nuova crisi economica, da una strisciante incertezza sociale, dal caos geopolitico europeo e internazionale. L’autonomia strategica che, Chirico ci tiene a sottolineare, “non coincide affatto con l’autarchia ma con la capacità di un Paese di essere responsabile di fronte alle sfide che lo attendono” sarà oggetto della scuola di formazione The Young Hope – RePower Eu, che “Fino a Prova Contraria” organizzerà nelle giornate del 22 e del 23 settembre a Roma. Un evento in cui parteciperanno importanti esponenti del mondo imprenditoriale (dall’ad di Enel Francesco Starace a quello di Terna, Stefano Donnarumma; dall'ad di Snam Stefano Venier a quello di Edison Nicola Monti; dall’Head of Government Affairs and Public Policy di Google Diego Ciulli al Presidente di Ance Federica Brancaccio;), istituzionale (presenti il ministro dell'Università Cristina Messa, il Ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, il presidente del Copasir Adolfo Urso e molte altre figure di spessore) e internazionale (in primis la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, insieme all'ambasciatore d'Israele in Italia Alon Bar).

Dottoressa Chirico, il contesto odierno è altamente volatile e complesso. Che sfide attendono l’Italia?

"Dalla pandemia e dalla crisi energetica, possiamo trarre qualche lezione che nella Scuola cercheremo di approfondire. Il Paese si trova a dover giocare una partita decisiva per essere più forte e il più indipendente possibile in un mondo multipolare; nessuno di noi pensa all’autarchia ma l'indipendenza – dall'approvvigionamento energetico ai semiconduttori – è un obiettivo verso il quale tendere. A tale scopo dobbiamo investire in ricerca e innovazione. Dobbiamo abbracciare la contemporaneità".

Parliamo di un invito all’azione, insomma…

"L'ideologia del “No a tutto” provoca paralisi e decadenza. L'Italia è in decrescita, per giunta infelice. C'è rassegnazione, un senso di impotenza pervade gli italiani. I giovani fuggono e chi rimane si aspetta che sia lo stato ad aiutarlo ad acquistare una bicicletta con tanto di “bonus”... si rende conto? Come si fa a proporre un bonus per la bicicletta? E' rivelatore dello spirito del tempo. Per risollevare il morale degli italiani, dobbiamo dare una scossa al sistema, dobbiamo dimostrare che le cose si possono fare, che l'innovazione migliora la vita delle persone. I termovalorizzatori sono una cosa bellissima, possono trasformare i rifiuti in energia. I rigassificatori pure: ci aiuteranno a tenere acceso il riscaldamento senza doverci impoverire per pagare bollette esose. Il nucleare è una partita dove l'Italia vantava una tradizione e un'eccellenza scientifica e ingegneristica: dobbiamo tornare a crederci, sopratutto in una fase in cui il Giappone, a undici anni da Fukushima, costruisce nuovi reattori e la Francia, da cui acquistiamo energia prodotta con l'atomo, potrebbe sospendere l'export di elettricità verso il nostro paese. C’è però un dato positivo".

A cosa si riferisce?

"Al fatto che da ogni crisi nascono nuove opportunità e occasioni di rilancio. La crisi del gas può imprimere un'accelerazione nella transizione, inevitabili, verso fonti rinnovabili, verso l'obiettivo di un'economia a zero emissioni. Da questo punto di vista, l'Europa ha compiuto enormi progressi, anche se a qualcuno piace sempre colpevolizzare l'Occidente per tutti i mali del mondo. I big polluter sono a Est, segnatamente in Cina. Pensiamo ad Enel che è primo produttore privato di rinnovabili a livello globale. E anche aziende come Snam, Tap e Edison seguono un approccio che coniuga sicurezza energetica e sviluppo. Adesso, a Melendugno, in Puglia, i turisti fanno comodamente il bagno, a due passi dalle pipelines Tap che trasportano in Italia il gas azero. E nessuno le vede, l'impatto sull'ambiente è zero, a dispetto delle intemerate dei fascioambientalisti".

Un altro tema fondamentale per l’autonomia strategica italiana è la partita tecnologica. Quanto impatta la sfida del digitale?

"Moltissimo. E il Pnrr può essere il volano di un'enorme iniezione di innovazione. Stavolta i fondi ci sono, abbiamo il dovere di usarli. Se ci pensa, anche la pandemia è stato un catalizzatore di innovazione: di colpo, ci siamo accorti che potevamo utilizzare le ricette digitali, senza dover incontrare di persona il medico. In altre parti del mondo, però, fanno gli interventi chirurgici da remoto. C'è un gap da colmare. Non a caso, alla Scuola parleremo di salute digitale insieme al presidente di Farmindustria Marcello Cattani, al numero uno di Novartis Italia Valentino Confalone e al presidente della Pontificia Accademia per la Vita Monsigor Vincenzo Paglia che guida una commissione, istituita da Palazzo Chigi, sulla salute della popolazione anziana. La tecnologia può migliorare le condizioni di vita di tutti".

In questo contesto, come potrebbe un’eventuale maggioranza di centrodestra dopo il voto del 25 settembre realizzare questa agenda?

"Il centrodestra da un lato deve saper dimostrare coesione politica per essere credibile, dall’altro deve sfatare il pregiudizio secondo il quale innovazione e ambiente sarebbero cose di sinistra. Non è vero. La sinistra, al contrario, ha avuto spesso un approccio dogmatico, l'idea per cui la natura debba rimanere identica a se stessa. Non a caso, i Verdi in Italia hanno consensi irrilevanti. La gente vuole movimento, non stasi. Una destra moderna, “rock”, deve abbracciare l'innovazione con coraggio e apertura".

Insomma, un invito a seguire la lezione di De Gasperi: "Politica significa realizzare". Possibile immaginare un futuro per il sistema-Paese, un'alleanza pubblico-privato per la Ricostruzione, in un contesto in cui da anni si rincorrono le emergenze di turno nel processo decisionale?

"Il partenariato pubblico-privato è fondamentale. L’innovazione è mediata dalla cooperazione tra Stato e attori operanti nel mercato. Un Paese come il nostro, che investe poco più dell’1% della spesa pubblica in ricerca e sviluppo, ha bisogno del contributo dei privati. Il vaccino che ci ha liberato dal virus proveniente dalla Cina è il frutto della ricerca, condotta in tempi record, grazie a un partenariato pubblico-privato negli Usa. Bisogna partire dall'alleanza tra le istituzioni politiche, che non vanno demonizzate perché detengono le leve del potere, incluso quello di cambiare le cose, e le forze vive che vengono da un'Italia imprenditoriale che non si scoraggia neanche davanti all'oppressione fiscale e burocratica. Insomma, dal meglio dell'Italia che produce".

Autonomia strategica italiana attraverso un’alleanza a livello di sistema-Paese, dunque. E sul fronte internazionale, come può Roma contribuire alla forza dell’autonomia strategica europea, e non solo?

"L'Europa doveva essere un gigante politico e un nano burocratico, purtroppo gli aggettivi si sono invertiti. Oggigiorno è un gigante burocratico e un nano politico. E tuttavia l'Italia, fuori dall'Europa, è destinata a diventare l'Italietta, una provincia del mondo. Oggi la competizione globale si gioca tra macroregioni, la nostra è l'Europa. Dobbiamo stare convintamente in Europa e nell’Unione Europea, senza smettere di difendere l'interesse nazionale. In questa fase è importante che si torni a parlare di difesa e politica estera europea, ma questioni come l'energia e la salute dovrebbero restare competenze prioritarie di ogni stato membro. Lo shock energetico rischia di far perdere alle nostre aziende quote di mercato importanti, non solo a favore di cinesi e turchi, ma anche di francesi e tedeschi che pagano l'energia assai meno".

La vostra Scuola si apre ogni anno con l'intervento dell'ambasciatore di Israele in Italia. Lo ritenete un Paese di riferimento per l'Italia?

Quest'anno abbiamo l'onore di ospitare l'ambasciatore designato Alon Bar, giunto in Italia ai primi di settembre. Israele è un campione di democrazia e innovazione in una zona difficile del mondo. Risulta sempre affascinante, a Tel Aviv come a Gerusalemme, la voglia di vita che si respira per le strade, in un paese che vive in uno stato di guerra permanente.

Lì le start-up nascono numerose, sono agenti del cambiamento e e durano nel tempo.

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