Milano. La Lega è pronta a votare a febbraio anche in Lombardia. Superata ogni valutazione di convenienza, il Carroccio ha rotto gli indugi e il dado è tratto: si può andare alle urne il 12, insieme al Lazio. Si profila dunque un «mini election day» fra le due più importanti Regioni ordinarie in scadenza di legislatura, mentre il Friuli Venezia Giulia - a statuto speciale - dovrebbe fare storia a sé, e il Molise potrebbe votare a primavera inoltrata, fra maggio e giugno.
L'indicazione su Lombardia e Lazio è emersa ieri dal Consiglio federale del Carroccio, che si è riunito nel pomeriggio nella storica sede di via Bellerio e ha assunto la forma di un auspicio, ben fondato, rivolto al Viminale.
La data del voto, nelle settimane scorse, era stata al centro di incertezze e ipotesi. Molto si era parlato, per esempio, di una propensione leghista a rimandare l'appuntamento con le urne, per non votare in piena «luna di miele» con l'elettorato di Giorgia Meloni, a cui i sondaggi continuano ad attribuire un consenso molto alto, come fisiologico per un neo presidente del Consiglio. Nella Lega, insomma, si pensava di aspettare un raffreddamento degli umori post-elettorali e un primo recupero, in grado di riequilibrare i rapporti di forza con FdI. Una data non troppo vicina alle Politiche, questo il ragionamento attribuito a Matteo Salvini, avrebbe consentito al Carroccio di ripartire, rialzando un po' la testa rispetto ai magri risultati di settembre.
In realtà, a quanto pare, le rilevazioni hanno spostato a dopo l'estate il momento in cui si comincerà ad aprire la possibilità di un recupero sul partito del premier. E a questo punto, anche nel Carroccio si è scelto di accelerare anche per la Lombardia, optando per una data che comunque consolida il vantaggio del governatore uscente, Attilio Fontana, e trova gli avversari ancora in piena confusione, con due candidati (Piefrancesco Majorino e Letizia Moratti) e un terzo ancora possibile (quello dei 5 Stelle).
Ieri, il vertice del Carroccio è iniziato alle 14.40, e dopo appena mezz'ora dal partito è arrivata la notizia: «Il consiglio federale della Lega, ascoltati i pareri del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e del coordinatore regionale Fabrizio Cecchetti, all'unanimità ritiene auspicabile accorpare le elezioni regionali lombarde con quelle del Lazio previste il 12 e 13 febbraio 2023».
La scadenza del Lazio era praticamente blindata, legata com'è alla fine del mandato del governatore Luca Zingaretti, che si è dimesso il 10 novembre. In quella data è partito il conto alla rovescia dei 90 giorni previsti dalla legge per il ritorno alle urne e quindi l'ultima domenica utile a Roma sarebbe stata il 12 febbraio.
La Lombardia lunedì ha approvato la riforma che - come accade praticamente ovunque - attribuisce al presidente della Regione (e non più al prefetto) il potere di indire le elezioni non prima dei 30 giorni precedenti la fine naturale della legislatura e non oltre i 60 giorni successivi, in questo caso un «range temporale» compreso tra domenica 5 febbraio e domenica 7 maggio. Fontana, tuttavia, ha sempre fatto intendere che sarebbe stato il governo a decidere. E così sarà.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.