nostro inviato a Torino
Arriva in ritardo ma recupera con un comizio lunghissimo. Nella sala strapiena e surriscaldata di un albergo nel cuore della città, Silvio Berlusconi prova a ricucire il rapporto con il suo elettorato storico: «C'è stato un periodo in cui molti italiani sono rimasti a casa o hanno preferito sperimentare formule nuove, come i 5 Stelle. È successo quando io sono stato condannato per frode fiscale e mi hanno espulso dal Senato. Ma ora gli italiani hanno capito che il nuovo è un bluff». Quindi: «Mi aspetto un crollo dei 5 Stelle e spero che questa volta il popolo scelga di liberare Gesù e non Barabba».
Anche il Piemonte potrebbe essere vicino ad una svolta e il voto potrebbe consegnare alla coalizione di centrodestra l'ultima ridotta rossa. È una sfida tesissima, anche perché i due contendenti, il governatore uscente Sergio Chiamparino, e lo sfidante azzurro Alberto Cirio, sono praticamente appaiati nei sondaggi.
E allora il Cavaliere non si tira indietro fra battute, aneddoti, confidenze. «Adesso Chiamparino è a favore della Tav, ma prima la pensava in un altro modo». Non è proprio così ma la flebile voce del governatore era soffocata dal coro dei no Tav, a cominciare dall'ex presidente Mercedes Bresso.
Di più: «Il Piemonte e Torino sono andati indietro negli anni di Chiamparino e dell'Appendino. Il Pil del Piemonte è sceso di 2,4 punti, quello della Lombardia è salito di oltre 6 punti. I disoccupati sono il 32 per cento contro il 22 per cento della Lombardia. Dieci punti in più». Insomma, la conclusione è netta: «Siamo e restiamo alternativi alla sinistra. Nessun accordo in vista con Chiamparino».
Cirio, che è seduto al suo fianco sul palco, lo applaude. Ancora di più quando il Cavaliere lo incorona: «È stato il nostro miglior deputato al Parlamento europeo, è giusto che sia lui a guidare la Regione alla riscossa. Pensate - incalza Berlusconi - che Chiamparino ha ricevuto quasi tre miliardi di fondi europei, ne ha spesi solo 900 milioni, rischia di doverne restituire due».
Il pubblico si spella le mani, qualcuno immagina un nuovo inizio tinto di azzurro, anche se i tempi sono cambiati, ma il fondatore di Forza Italia mette in guardia da facili entusiasmi. C'è il rischio che una parte dei moderati resti a casa, esaurita o in declino la stagione grillina: «Per questo dovete chiamare madri, nonne, conoscenti e pure le vecchie fidanzate. La libertà - sorride Silvio - vale più della gelosia». Risate e battute.
Si dice che i grillini, tagliati fuori dalla competizione per la Regione, vogliano tirare uno scherzo subdolo alla Lega, applicando come una tecnica di guerra il voto disgiunto: ai 5 Stelle e al governatore Chiamparino, cosi da fare un doppio sgambetto a Cirio e soprattutto a Salvini a Roma.
Scenari. Strategie. Ipotesi. Ma Berlusconi non fa distinzioni: «I 5 Stelle sono di sinistra. Anzi, ho sentito un programma alla radio in cui dicevano di essere sinistra di strada e non da salotto, come quelli del Pd». Ma le bacchettate non risparmiano nemmeno la Lega: «Ho dato il via libera all'alleanza Lega-Cinque Stelle perché Mattarella aveva già fissato la data per le nuove elezioni, cerchiando il 27 luglio. Sarebbe andata peggio del 4 marzo, con i nostri elettori sotto l'ombrellone. Ma pensavo che la Lega sarebbe rimasta al nostro programma e invece su venti leggi varate da questo esecutivo, pochissime rispetto a quelle prodotte da noi, diciotto sono di impronta grillina e solo due sono farina del nostro sacco: fra queste naturalmente la legittima difesa, perché in Italia prima dovevi chiedere al rapinatore: Scusi, ma quella che ha in mano è una pistola giocattolo?». Insomma, la speranza è che i tanti ai margini comprendano l'importanza del momento e non consegnino il Paese all'astensione e all'indifferenza. «Cirio - insiste il Cavaliere - è l'uomo giusto per risollevare questa Regione che ha tante eccellenze. E io sarò l'unico leader presente al Parlamento europeo. Dobbiamo rompere l'alleanza innaturale con le sinistre e trattare con i sovranisti. Ma bisogna saper mediare, questi - dice alludendo ai gialloverdi - invece vanno in Europa battendo il pugno sul tavolo e cosi non ottengono niente». Pausa.
«E poi - è la
conclusione drammatica - non mi stancherò mai di ripetere che l'Europa deve diventare una potenza militare. Per salvare l'Occidente dalle mire egemoniche dell'impero cinese». E la politica internazionale irrompe sotto la Mole.
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