Non aspettare la Consulta, far muovere il Parlamento subito per una nuova legge elettorale. Matteo Renzi ha maturato durante le vacanze in Val Gardena un'idea fissa: intestarsi l'iniziativa di un accordo più largo possibile per andare al voto anticipato in primavera. Forse alla fine di aprile, massimo a giugno, come dice il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.
L'ex premier vuol dimostrare che il «pantano» post referendario non lo ferma, che non si arrende alla «melina» di quanti cercano, nei diversi partiti e compreso il suo Pd, di tirare le cose in lungo e arrivare a fine settembre per far contenti i tanti che non hanno maturato la pensione. Vorrebbe dare presto un segnale, anche se il vivo del confronto necessariamente sarà dopo la decisione della Corte costituzionale sull'Italicum del 24 gennaio. L'iter della riforma elettorale potrebbe partire alla Camera, appena «liberata» da due decreti pesanti, quello sulle banche e il Milleproroghe, incardinati in Senato.
Alla riapertura del parlamento dopo le feste, Renzi intende partire alla carica. Da martedì il segretario Pd sarà a Roma per fare il punto con i suoi e preparare gli incontri sulle modifiche al sistema di voto. Lo stesso giorno, alle 14, ci sarà un ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, che potrebbe iniziare le audizioni preliminari degli esperti costituzionalisti.
Circola già la voce che Renzi, d'accordo con il premier Paolo Gentiloni, sarebbe pronto a porre la fiducia su un testo che raccolga il più ampio consenso. I tempi per arrivare ad un'approvazione del testo entro metà marzo in teoria ci sarebbero, si tratta di vedere con quali forze politiche allearsi. All'appello del Pd a sedersi al tavolo delle trattative finora ha risposto solo la Lega. Ma il segretario dem spera di coinvolgere il M5S, mentre Fi è per allungare la legislatura.
Renzi ha proposto il Mattarellum e il leader del Carroccio Matteo Salvini ha ripetuto ieri di essere pronto a votare subito quel sistema o altro, pur di andare alle urne in primavera: «Mi aspetto che Renzi faccia presentare al governo, prima della Consulta del 24 gennaio, un decreto di modifica della legge elettorale, per costringere il parlamento a votarlo entro 60 giorni». Da Fi Francesco Paolo Sisto fa notare che quest'idea «deve fare i conti con l'ultimo comma dell'articolo 72 della Costituzione, che vieta i decreti in materia di legge elettorale: bisogna fare prima bene e poi presto». E Federico Fornaro della minoranza Pd dice «no a scorciatoie eversive».
Infatti, il problema è che il pressing di Renzi trova ostacoli anche tra i dem, come i franceschiniani.
Nell'ultimo ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio prima di Natale, il capogruppo di Si Quaranta ha proposto di avviare la discussione sulla legge elettorale senza aspettare la Consulta. Solo la Lega ha detto sì, contrari i capigruppo di Pd (Fiano), Fi (Sisto) e M5S (Toninelli). Martedì cambierà qualcosa?
Delrio
intanto ricorda che «non essendo possibile votare a febbraio», la maggioranza ha espresso un governo «di servizio» che dovrà definire le regole elettorali: «Direi - precisa- che questo processo si conclude entro giugno».
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