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L'Economist rilancia il pregiudizio anti-italiano: cosa c'è dietro l'attacco

Regno Unito paragonato all'Italia per il caos politico e Truss-centurione con una forchetta al posto del gladio: cosa c'è dietro la nuova copertina dell'Economist

L'Economist rilancia il pregiudizio anti-italiano: cosa c'è dietro l'attacco

L'Economist ribalta su Liz Truss le sue previsioni circa un declino del Regno Unito alle problematiche strutturali dell'economia italiana ma sceglie la peggiore delle immagini per descriver questo ironico gioco del destino. Nel 2012 Truss e il suo ex Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, diimessosi solo pochi giorni fa dopo 38 giorni di mandato, firmarono il saggio a più mani Britannia Unchained divenuto poi un vero e proprio testo di riferimento per i "Brexiters" liberisti del Partito Conservatore, in cui molti Tory indicavano in un'economia iper-liberalizzata, a basso intervento statale e bassa tassazione la via maestra per evitare la palude in cui allora si trovava l'Europa del Sud.

Per evitare problemi come quelli dell'Italia, Paese ai tempi instabile politicamente nelle fasi finali del governo Monti, privo di prospettive reali di crescita e sotto scacco dei mercati dei capitali, Truss e colleghi spiegavano che era necessaria una radicale riforma del Paese. Dieci anni dopo, la Truss premier si trova a governare un Paese che è esattamente nelle condizioni temute dopo l'impatto della crisi del Covid-19 e della corsa dell'inflazione energetica. Ma nella sua copertina la prestigiosta testata finanziaria usa la peggiore possibile delle immagini, raffigurando Truss come un centurione romano armata, invece che del gladio dei figli di Marte, di una forchetta con annessi spaghetti.

L'articolo prova poi a spiegare nel dettaglio il paragone, che pure è forzato essendo riferito a fasi storiche diverse e a condizioni completamente modificatesi sul piano valutario, commerciale e geopolitico, ma il problema resta ed è nel pregiudizio insito nella copertina. La quale va di pari passo con una lunga tradizione della testata di proprietà della famiglia Agnelli nel censurare, a più riprese, le prospettive politiche del sistema-Paese e di provare a dare una chiave di lettura funzionale agli interessi della borghesia finanziaria londinese liberal-progressista delle dinamiche italiane. Spesso, ovviamente, forzando la mano.

Tutti ricorderanno le copertine Unfit to Lead Italy? e Unfit to Lead Europe? che parlavano della presunta inadeguatezza di Silvio Berlusocni al ruolo di Presidente del Consiglio italiano (nel 2001) e di presidente di turno del Consiglio Europeo (nel 2003) per la credibilità finanziaria dell'Italia. Non meno drastica The Man who screwed Italy, del giugno 2011, in cui si indicò Berlusconi come colui che ha "rovinato" l'Italia. O The Italian Job, con un bus tricolore sull'orlo di un precipizio, dedicata nel 2016 al rischio sistemico delle banche italiane per l'Eurozona, che contribuì a diffondere la percezione di un'Italia inaffidabile quando in realtà fu solo lo zelo di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan a imporre sofferenze eccessive agli istituti in crisi, mentre l'Economist dimenticava problemi come la marea di derivati tossici nella pancia di Deutsche Bank, di maggior rilievo sistemico. O Handle with Care, "maneggiare con cura", la copertina con il cono gelato dalle palline tricolori paragonate a bombe seguita al voto del 2018 e alla nascita del governo M5S-Lega.

L'Economist ha riflesso in larga parte il pregiudizio anti-italiano dell'élite londinese e dato a lungo l'idea di un'Italia pasticciona, inaffidabile, strutturalmente debole e necessitante di un surplus di tutela politica. Insomma, di un Paese di Serie B. Mai però si era arrivati al limite di usare Roma come termine di paragone per criticare un governo sul fronte interno. E questo è anche un simbolo del rischio che corre la nascitura maggioranza di governo, che ambienti politico-finanziari facenti riferimento al mondo liberal sono pronti a censurare alla prima occasione. Mentre non si capisce il gioco di Exor e degli Agnelli-Elkann, che da un lato con il versante italiano del loro impero mediatico, Repubblica e La Stampa, esaltano la competenza, il prestigio internazionale e la visibilità di Mario Draghi e recriminano circa il timore che il nascituro governo non possa fare altrettanto e dall'altro, con l'Economist, lo picconano consapevolmente con scelte editoriali come la schizofrenica copertina sulla Truss.

La quale fa riflettere, più che indignare, sullo straniamento dalla realtà di una certa casta mediatica, politica, economica.

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