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Legge elettorale già rinviata a gennaio. L'unico accordo è sul sistema proporzionale

Nel centrodestra scontro tra Lega e la Meloni che spinge per il maggioritario

Legge elettorale già rinviata a gennaio. L'unico accordo è sul sistema proporzionale

Un risiko tra calcoli, sondaggi e ambizioni. La trattativa sulla legge elettorale va avanti tra veti e scontri. Ieri c'è stato il primo giro di colloqui tra le forze di maggioranza e opposizione per trovare un accordo sul testo che dovrebbe arrivare in Parlamento a inizio gennaio. «Prima di Natale faremo il punto come maggioranza sulla legge elettorale e subito dopo le feste, la prima settimana di ripresa dei lavori dopo l'Epifania, depositeremo una proposta» spiega il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia, al termine del secondo incontro sulla riforma con le forze di opposizione. La maggioranza giallorossa ha trovato la sintesi sul sistema proporzionale.

La discussione prosegue sulle soglie. Tra chi ne vorrebbe una (4-5%) nazionale e chi suggerirebbe uno sbarramento circoscrizionale. Nel centrodestra si gioca una doppia partita. La Lega, che ha promosso il referendum per cancellare la quota proporzionale dal Rosatellum, sarebbe pronta a dare l'ok al proporzionale in cambio del voto. Posizione riassunta nelle parole di Roberto Calderoli: «Salvini nei giorni scorsi ha detto che se la maggioranza vuole il proporzionale a noi va bene, purché si vada a votare. L'importante è che si faccia una legge elettorale per andare alle elezioni presto».

Linea che incontra il no, netto, di Giorgia Meloni. «Se la maggioranza vuole il proporzionale faremo l'inferno» tuona Ignazio La Russa al termine dell'incontro con la maggioranza sulla legge elettorale. «Noi siamo contrari a ogni ipotesi di proporzionale che riporti l'Italia al baratto post elettorale mentre riteniamo che l'Italia abbia bisogno di governabilità, che si ottiene presentando agli elettori non solo un programma univoco ma anche le forze politiche che si candidano a governare e, quindi, esattamente l'opposto del proporzionale». Per l'esponente di Fdi «è di tutta evidenza che stanno studiando di più il modello spagnolo» che però «in Spagna dà la massima instabilità e ce lo vogliono spacciare come un sistema che garantisce governabilità».

Giancarlo Giorgetti, che ora si esprime in favore del sistema greco, un proporzionale corretto, prova a convincere Meloni. Portando dati e calcoli: «Anche con il proporzionale il centrodestra avrà la maggioranza in Parlamento». Proiezioni che non convincono il leader di Fdi, fermo sul maggioritario secco. Forza Italia boccia il modello spagnolo. «Forza Italia vuole essere della partita ma non pensiamo che possa essere accoglibile il sistema spagnolo. Sul resto si può discutere» commentano i capigruppo di Forza Italia in commissione Affari costituzionali di Camera e Senato Francesco Paolo Sisto e Nazario Pagano al termine dell'incontro con la maggioranza. Sisto fissa due paletti: «Per noi sono due i pilastri imprescindibili, la governabilità e la rappresentanza». A chiudere il balletto nel centrodestra è Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio a Montecitorio: «Una posizione comune del centrodestra è già nei fatti e sarà votata con il referendum per il maggioritario puro».

Nella maggioranza l'orientamento è quasi unanime. Il Pd ha votato (solo due astenuti) in direzione il via libera al proporzionale. Anche se Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori, lega la riforma all'entrata in vigore del taglio dei parlamentari. Altrimenti va bene il Rosatellum.

Sistema che Leu chiede di modificare rapidamente anche a costo di un patto con il diavolo.

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