Guerra in Ucraina

L'escalation di Putin: da Leopoli a Dnipro notte di razzi sulle città

Sale il livello dell'offensiva in tutto il Paese. Lo Zar il 9 maggio dichiarerà la guerra totale. Oltre un milione di ucraini deportati in Russia

L'escalation di Putin: da Leopoli a Dnipro notte di razzi sulle città

In attesa del P-Day del 9 maggio, quando Vladimir Putin, nel giorno in cui la Russia celebrerà la vittoria russa contro la Germania nazista, potrebbe dichiarare formalmente la guerra all'Ucraina, ieri l'armata del Cremlino ha alzato il livello dell'offensiva. Un vero martedì di fuoco in tutta l'Ucraina. Cinque esplosioni si sono udite in serata a Leopoli, nell'Ovest, come riferito su Twitter dal sindaco Andriy Sadovyi, che ha invitato la popolazione a restare nei rifugi antiaerei. Colpite le centrali elettriche, blackout in città. Sotto attacco anche Dnirpo. Ma allarmi antiaerei sono suonati in quasi tutto il Paese, anche nella capitale Kiev, dove la contraerea ucraina ha abbattuto un missile russo. Almeno dieci civili sono stati uccisi nella regione di Donetsk, tra i quali tre civili morti sotto un bombardamento russo su Vuhledar, nel Donetsk. Nei dintorni di Odessa missili Oniks russi lanciati da droni hanno colpito e distrutto un hangar zeppo di armi inviate dai Paesi europei e dagli Usa. I russi hanno bombardato anche un moderno silos che con 30mila tonnellate di grano a Rubizhne, nel Donbass.

L'invasione dell'Ucraina sembra avviarsi a un'escalation drammatica. Che potrebbe avere il suo culmine il 9 maggio, quando il Cremlino potrebbe finalmente pronunciare la parola «guerra» (ancora ieri il patriarca Kirill precisava che «la Russia non ha mai attaccato nessuno, ha solo difeso i suoi confini»), rinfocolando il sostegno popolare un po' intiepidito e autorizzando una mobilitazione totale delle riserve per fiaccare la resistenza ucraina e fare uscire l'armata russa dalla palude in cui si è cacciata.

Già, le cose non sono andate finora come lo Zar pensava: l'avanzata è lenta e i morti russi sono tanti, almeno 10mila dicono fonti ucraine e occidentali. E anche Mosca sta facendo previsioni più prudenti sulla fine del conflitto: «Tra i militari dell'esercito occupante ci sono informazioni che il termine della cosiddetta operazione militare speciale è fissato per settembre 2022», scrive l'Ukrainska Pravda citando l'intelligence del ministero della Difesa ucraino. Di grandi impacci militari dell'occupante parla anche il Pentagono: «Le forze russe nella regione del Donbass compiono progressi minimi, hanno il morale basso e continuano ad avere problemi logistici». Per il segretario Usa alla Difesa Lloyd Austin «le prossime settimane saranno cruciali» e «le armi inviate dagli Stati Uniti stanno facendo un'enorme differenza sul terreno». Gli Stati Uniti «hanno consegnato all'esercito ucraino l'80 per cento degli obici M777». Ma nuove fornitura arrivano «ogni singolo giorno».

Anche l'intelligence britannica, nell'update quotidiano pubblicato dalla Difesa di Londra, enfatizza i problemi sul campo dell'esercito russo che «è notevolmente più debole a causa dell'invasione dell'Ucraina, nonostante l'ammodernamento degli armamenti effettuato tra il 2005 e il 2018, quando il budget della difesa russo è quasi raddoppiato». Gli 007 britannici parlano esplicitamente di «fallimento strategico e operativo».

Continuano anche a emergere orrori delle scorse settimane. Secondo la procuratrice generale Iryna Venediktova, che indaga sui crimini di guerra russi, nella sola Irpin sono stati trovati 290 corpi di civili uccisi dai russi e di questi «55 sono solo resti umani. 40 sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco, 35 da schegge, 5 di fame. Gli altri 210 hanno ferite ancora in corso di accertamento». Altri numeri mettono paura: secondo il ministero della Difesa russo del conflitto sono state deportati dall'Ucraina 1,1 milioni di persone, tra cui 200mila bambini.

Solo da Mariupol sarebbero almeno 40mila i deportati in Russia, utilizzati, come denuncia il sindaco Vadym Boichenko, per mansioni orribili come «bruciare i corpi dei civili uccisi».

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