L'estremista Girkin sfida Putin per il Cremlino. "Lo Zar è un debole che crede agli occidentali"

In carcere per aver criticato i vertici mlitari, si candida alle presidenziali

L'estremista Girkin sfida Putin per il Cremlino. "Lo Zar è un debole che crede agli occidentali"
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A creare problemi a Vladimir Putin non ci sono solo gli oppositori della guerra. Ci sono anche quelli più a destra di lui, che pensano che l'offensiva in Ucraina andrebbe condotta con più cattiveria. Gli oltranzisti che con il loro attivismo da primi della classe danno spesso più grattacapi dei flaccidi pacifisti, facili da mettere a tacere.

Così dopo Yevgeny Prigozhin, pratica che lo Zar ha archiviato come sappiamo, senza andare troppo per il sottile (ieri si sono tenuti i funerali di Dmitry Utkin, il braccio destro del leader della Wagner), il presidente russo si trova a fronteggiare la grana di Igor Girkin detto «Strelkov» (il fuciliere), che ha annunciato che si candiderà alla presidenza della Federazione per succedere allo stesso Putin il prossimo marzo.

Girkin, 52 anni, ex colonnello dei servizi d'intelligence interni russi (Fsb), nel 2014 ha guidato le forze secessioniste filo-russe nell'autoproclamata repubblica di Donetsk in Ucraina. Le autorità di Kiev lo accusano di gravi violazioni dei diritti umani ed è stato anche condannato all'ergastolo in contumacia per l'abbattimento di un aereo malese con 298 persone a bordo nel 2014 nel Donbass. In carcere ci sta, e da un mese, ma con l'accusa di «incitamento all'estremismo» per aver non troppo gentilmente fatto notare l'inefficienza dei comandi militari e del Cremlino stesso, che avrebbe dovuto schiacciare lo scarafaggio ucraino da tempo.

Girkin promette di essere più cattivo e spietato del suo avversario, incapace di farsi valere da vertici militari che, malgrado l'«incompetenza» mostrata dalle forze armate, dell'intelligence e dal complesso militare-industriale, «sono rimasti al loro posto». Putin è perfino accusato da Gurkin di essere «troppo gentile» e propenso a farsi ammansire dalle promesse degli occidentali di una soluzione pacifica della questione del Donbass e dentro ci sono tutti: «Obama, Trump, Macron, Merkel, Poroshenko e Zelensky. «Io non ho mai creduto nemmeno a un centesimo di quello che dicevano», afferma Girkin.

Girkin è il nuovo Prigozhin, anche se i due non si amavano affatto, anzi dopo la spettacolare ma innocua ribellione di Prigozhin del 24 giugno, Girkin aveva sentenziato che «il cuoco», parole sue, sarebbe stato meglio impiccarlo per garantire la sicurezza della Russia. Lo è perché è un duro e puro, un uomo più di azione che di pensiero, uno che si ammanta di rigore morale sostenendo che con lui al Cremlino la corruzione sparirà perché mica ha amici oligarchi, lui: «Di conseguenza non dovrò cedere ai desideri dei miei amici a scapito dell'economia russa».

Girkin parla come un leader in pectore.

«Mi considero più competente negli affari militari del presidente in carica, e sicuramente più del ministro della Difesa in carica, quindi potrei adempiere al dovere di comandante supremo in capo come richiesto dalla Costituzione della Federazione Russa», scrive sul suo canale Telegram, che vanta 730.000 iscritti, 16mila dei quali ci hanno messo molto poco a mettere un like sotto il suo annuncio «presidenziale».

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