Cosa non si farebbe pur di garantirsi un posto nel mondo. Della politica. Con i Cinquestelle sfaldati e in emorragia di consensi e il centrodestra sempre più compatto, con Berlusconi e Salvini di nuovo a braccetto, l'unica via di fuga che resta al Pd è quella di abbandonare i classici temi dei quali non importa nulla al Paese come immigrati e ius soli e tornare alla guerra guerreggiata, alla politica dello scontro diretto con l'avversario. E chi se ne importa se appena qualche giorno fa il segretario Enrico Letta aveva definito Salvini «una persona vera». Oggi è il caso di tornare a fare quello di sinistra che attacca la destra. Altrimenti addio ai voti. E il referendum chiesto dalla Lega e dai radicali sulla giustizia è il terreno di battaglia perfetto, anche all'interno delle stesse forze politiche e dello stesso centrosinistra.
«Il referendum allontana la soluzione, non la avvicina. Oggi abbiamo un'occasione unica e straordinaria per fare la riforma della giustizia. Ho molta fiducia nel ministro Cartabia e in Draghi. Cartabia passerà alla storia come il ministro che avrà superato la contrapposizione politica decennale sulla giustizia», dice Letta a Rainews24. E aggiunge: «Incontrare Salvini sulla giustizia? Io incontro tutti, ma vedo che Salvini ha un'altra agenda su questo punto, pensa che il referendum sia meglio... La mia impressione è che lo fa perché non vuole affrontare questo tema oggi, non vuole fare la riforma con noi e con il referendum butta la palla in calcio d'angolo. Noi siamo per farla subito». Sulla stessa lunghezza d'onda la capogruppo Pd a Palazzo Madama, Simona Malpezzi: «I referendum sono strumenti legittimi, ma Salvini li sta usando solo come un modo per allungare i tempi», dichiara.
E i radicali si irritano: «La settimana scorsa Letta accusava Salvini di voler buttare la palla in tribuna, oggi in calcio d'angolo. È evidente che a Letta non è chiara la partita che Salvini, insieme al Partito radicale, sta giocando. Sulla questione giustizia abbiamo due visioni e proposte molto diverse, al punto che ci divide il senso stesso di giustizia. Oggi riteniamo che, grazie al fatto che la Lega non ha aderito ma promosso i referendum, vi sia la possibilità di incardinare un processo di riforma della giustizia che non si esaurirà con i referendum. E per cosa dovremmo sacrificare questa occasione storica, per giocare a subbuteo con Letta?». Il segretario tornato dall'esilio parigino riarrotola la bandiera della pace e incalza: «Al governo ogni giorno è una fatica perché è una maggioranza molto larga e composita». E dice chiaramente, sogghignando: «Noi non saremo mai più al governo con Salvini, questo è evidente, non ci siamo mai stati ma questa eccezionalità è legata alla eccezionalità della situazione».
Il leader della Lega risponde: «Non mi stupisce che Letta non sia d'accordo, probabilmente non ha letto i testi dei referendum sulla giustizia perché forse è impegnato a controllare le correnti interne al Pd. I testi dei referendum non c'entrano niente con le riforme che noi sosteniamo e sosterremo in Parlamento. A Letta hanno risposto bene il senatore Marcucci e l'onorevole Bettini che hanno detto che i referendum sono uno strumento utile e da sostenere».
Intanto, la Gazzetta Ufficiale ha
pubblicato i sei quesiti depositati in Cassazione. Sarà necessario ora raccogliere 500mila firme per ottenere il referendum su iniziativa popolare. In alternativa sarà sufficiente avere la richiesta di cinque Consigli regionali.
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