Elezioni politiche 2022

Letta ignora i fischi e sogna già in grande: "Farò il premier"

Il segretario del Partito democratico non esclude un ritorno a Palazzo Chigi. Ma i numeri del campo della sinistra sono impietosi

Letta ignora i fischi e sogna già in grande: "Farò il premier"

Punta a tornare a Palazzo Chigi, ma per farlo deve incrociare le dita e sperare in un miracolo politico. Enrico Letta non esclude di indossare nuovamente la veste di presidente del Consiglio qualora la sua coalizione ottenesse una percentuale di consensi tale da governare in autonomia e da esprimere il capo dell'esecutivo. Uno scenario assai complicato, visto che i sondaggi restituiscono numeri impietosi per il campo della sinistra. Chissà dunque se, dopo il campo largo, anche il "sogno premier bis" fallirà.

Letta punta al governo

"Io premier? Ovviamente se gli italiani me lo chiedono lo faccio", ha risposto il segretario del Partito democratico ai microfoni di Rtl 102,5. E poi ha preso di mira ancora una volta il centrodestra, ormai chiodo fisso del Pd che in questa campagna elettorale si sta concentrando sulla demonizzazione della coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. A Letta non va giù la proposta del presidenzialismo: "Sono contrario a questa logica tipica della destra italiana della scorciatoia, che vuole l'uomo o la donna forte al comando".

Gli auspici del numero uno dem però devono fare i conti con gli ultimi sondaggi, che continuano a fotografare una situazione tutt'altro che rosea per la sinistra: ad esempio secondo Tecnè l'accozzaglia tra Partito democratico, +Europa, Verdi-Sinistra italiana e Impegno civico di Luigi Di Maio raggiunge a malapena il 30%. Invece il centrodestra può godere di un vantaggio molto ampio, visto che viene dato al 49,8% sia alla Camera sia al Senato.

I rapporti con gli ex alleati

La campagna elettorale del Partito democratico si sta facendo sempre più complicata per diversi fattori: tra candidati anti-Israele e strette di mano andate in soffitta, non è di certo un contesto facile per il Pd. Pesano infatti le rotture con due ormai ex alleati: prima i dem hanno dovuto subire il divorzio con il Movimento 5 Stelle per la caduta del governo Draghi; poi hanno ricevuto il "vaffa" da Azione che alla fine ha fatto asse con Italia Viva.

Nei rapporti Pd-M5S si è inserita un'altra mina, relativa alle elezioni regionali che si terranno in Sicilia: Giuseppe Conte ha annunciato che i 5 Stelle correranno in solitaria, disattendendo così la sponda territoriale tra i due partiti. Su questo punto Letta non le ha mandate a dire al presidente grillino: "La delusione Conte l'ha data soprattutto ai siciliani che hanno partecipato alle primarie. Per motivi incomprensibili si è tradito il patto coi cittadini che hanno votato alle primarie. Penso che sia una parola tradita e penso che questo sia un danno".

Quanto ai rapporti con Carlo Calenda, il segretario del Partito democratico si è limitato a rispondere che si tratta di una "pagina voltata". "Guardo avanti e non ho nessun rimpianto", ha aggiunto Letta. Che desiderava un'ammucchiata di partiti ancora maggiore per tentare di fermare il centrodestra alle urne. Il progetto del minestrone però è fallito e di conseguenza gli intenti del Pd sono tutti in salita.

"Colpito dai fischi"

Ieri Letta, intervenuto al Meeting di Rimini, è stato punzecchiato dal pubblico che non ha gradito un suo passaggio sulla scuola. Nello specifico la platea ha manifestato contrarietà, anche con dei fischi, rispetto alla proposta di allungare l'obbligo scolastico fino alla Maturità.

"Sono rimasto molto colpito dal fatto che quella platea non abbia apprezzato la poposta che l'Italia cambi", ha replicato il leader del Pd.

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