Guerra in Ucraina

Dalla lettera di Putin ai dossier sul Covid: contatti Mosca-Roma tra spiragli e minacce

Lo Zar si felicita con Mattarella per il 2 Giugno. Ma il suo ministro degli Esteri si dice pronto a rivelare i segreti sulla gestione della pandemia. Salvini: doveroso chiedere il cessate il fuoco alla Russia. Giletti in onda dalla Piazza Rossa.

Dalla lettera di Putin ai dossier sul Covid: contatti Mosca-Roma tra spiragli e minacce

Contatti, segnali di dialogo, ricatti e minacce. Tra Roma e Mosca le relazioni ballano tra tensioni e prove di dialogo. Se da un lato, con la dovuta cautela, negli ultimi giorni si registra un ammorbidimento dei toni tra il Cremlino e Palazzo Chigi, Mosca ritorna ad accusare il governo italiano di «ingratitudine per gli aiuti ricevuti con la missione russa in Italia in piena emergenza covid». L'accusa, contenuta in una nota diffusa dal ministero degli Esteri russo, svelata dal Corriere della Sera, è accompagnata dalla minaccia di Mosca di rivelare i dettagli sulla presunta scarsa moralità dei politici italiani. La nota, che secondo gli analisti è attribuibile direttamente al presidente Putin, sottolinea che «il tentativo dei media italiani di dipingere la missione russa anti-Covid in Italia nel 2020 come un'operazione di spionaggio danneggia le relazioni tra Mosca e Roma» e accusa come «le nostre controparti italiane abbiano la memoria corta. Una linea di comportamento così servile e miope non solo danneggia le nostre relazioni bilaterali, ma dimostra anche la moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani». È il secondo avvertimento contro il governo italiano, dopo le dichiarazioni di Alexei Vladimorovic Paramonov, ex console russo a Milano, che aveva minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese avesse «aderito al nuovo piano di sanzioni».

La sensazione è che sia in corso tra Italia e Russia un negoziato parallelo. Fatto di aperture e ricatti. E che ogni tentativo di riavvicinamento tra i due governi sia stoppato poi dalle minacce. La nota del ministero degli Affari esteri della Federazione russa rischia di tracciare un nuovo solco tra Roma e Mosca, dopo i segnali di distensione contenuti, invece, nel messaggio di congratulazione inviato dal presidente russo Vladimir Putin al capo dello Stato Sergio Mattarella per la festa della Repubblica. In un'intervista a LaPresse l'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ha spiegato: «In tutti questi anni io e mia moglie abbiamo assistito con grande piacere al solenne ricevimento del presidente della Repubblica Italiana in occasione della festa nazionale con esibizioni di eccellenti gruppi musicali. Niente da fare, la politica è politica». Il messaggio di congratulazione di Putin trova conferma al Quirinale ma viene derubricato come «uno dei tanti messaggi scritti che arrivano ogni anno per la Festa della Repubblica dai capi di Stato stranieri». Alla domanda se Mattarella risponderà a Putin, le fonti quirinalizie spiegano: «Non è prassi rispondere a questo tipo messaggi. Non lo si fa e non si è mai fatto per nessuno».

Le parole di Razov avevano fatto ipotizzare un cambio di linguaggio e di toni tra i due Paesi. In fondo, la stessa azione di Matteo Salvini, ripulita dalla polemica politica italiana, poteva essere inquadrata in una cornice di riavvicinamento tra Italia e Russia. Il leader del Carroccio era stato chiaro: «Non ho sentito il ministro degli Esteri russo, Lavrov, dovevo incontrarlo. Sarebbe stata un'occasione e spero che sia un'occasione importante. Il cessate il fuoco lo chiedi a chi ha cominciato il conflitto. Dialogare con la Russia chiedendo il cessate il fuoco non è un diritto, è un dovere».

Il terzo indizio, sulla fase di distensione tra Roma e Mosca, è il via libera da parte del Cremlino alla diretta di Massimo Giletti dalla Piazza Rossa. Piccoli segnali che vanno letti come il tentativo da parte del Cremlino di stabilire un contatto con l'Italia. Segnali che l'esecutivo Draghi vuole raccogliere: ogni pista per giungere alla tregua va battuta.

C'è però il timore che la strategia di Mosca, tra ricatti e ammiccamenti, punti a piegare la linea della fermezza che l'esecutivo Draghi ha abbracciato sulle sanzioni contro il Cremlino.

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