La speranza del governo è che la Commissione Europea si limiti alla lettera di richiamo sul debito, ormai data per scontata, ma che non faccia partire la procedura di infrazione. Poi che, grazie a una presenza più consistente dei sovranisti in Parlamento, l'esecutivo europeo sia clemente anche sui conti del 2020. E, magari, che Bruxelles, conceda all'Italia un commissario economico. Se il primo obiettivo è a portata di mano, gli altri due stanno sfumando.
Il nuovo Parlamento europeo non cambierà di molto gli equilibri politici dai quali è nata la commissione Juncker. Intanto perché i partiti europeisti restano maggioranza. Popolari, socialisti e liberali arrivano a 434 eurodeputati e la maggioranza è 376. Poi perché su queste decisioni ad avere l'ultima parola è il Consiglio europeo, cioè i governi degli Stati. La maggioranza dei quali non è in sintonia né con la Lega né con il M5s.
La lettera con la quale la Commissione europea chiederà al governo di chiarire perché nel 2018 non è stato ridotto il debito, è data per scontata. Dovrebbe partire già questa settimana, forse alla riunione di oggi dell'esecutivo Ue. Bruxelles chiederà al governo quali «fattori rilevanti» gli hanno impedito di ridurre il debito. Dal ministero dell'Economia già si fa sapere che i fattori ci sono, in particolare la bassa crescita. Probabile che la Commissione accetti la spiegazione ed eviti l'avvio della procedura che non avrebbe precedenti e che peserebbe non poco sulle finanze pubbliche: una multa dello 0,2% del Pil, pari a circa 3 miliardi e mezzo.
Non è da escludere che Bruxelles chieda al governo una manovra correttiva già quest'anno. Qualcosa di più dei due miliardi di tagli alla spesa già concordati dal ministro dell'Economia Giovanni Tria con la Commissione. L'appuntamento è per il 5 giugno, quando saranno diffuse anche le raccomandazioni paese. Prevista una bocciatura pesante dell'Italia sul fronte della competitività.
La vera sfida resta comunque quella della prossima legge di Bilancio che a legislazione vigente, cioè senza aggiungere nessuna delle misure annunciate dalla Lega di Salvini e dal M5s di Di Maio, ha già un carico da 35 miliardi. Difficile che l'Europa conceda la flessibilità che il governo Conte intende chiedere.
Il post elezioni non ha fatto cambiare la linea dei partiti di maggioranza, che tengono la barra sulle misure di bandiera. Ieri il leader pentastellato Di Maio ha confermato l'intenzione di ridurre le tasse, con interventi sul cuneo fiscale, la flat tax e il salario minimo.
La risposta dei mercati non si è fatta attendere e lo spread tra Btp e Bund è tornato 280 punti base dai 267 punti della chiusura di venerdì scorso. Ormai su livelli non molti diversi da quelli della Grecia. Ad Atene, con la vittoria di Nuova democrazia, partito conservatore europeista, lo spread si è ridotto. In Italia, dopo il voto europeo, è tornato a crescere.
Renato Brunetta di Forza Italia è convinto che arriverà anche la risposta dell'Europa. «La Lega di Matto Salvini ha vinto le elezioni europee», ma «il relativo fallimento in Europa del movimento sovranista produrrà come effetti il suo isolamento».
In salita anche la partita del commissario europeo. L'Italia vorrebbe ottenerne uno economico. Magari quello dell'Agricoltura. Si è parlato di Giancarlo Giorgetti, ma si cerca un'alternativa tecnica.
Ma è ancora presto, ha ammesso il leader leghista. La realtà è che il fronte dei partiti nordici, con i rapporti così tesi con l'Italia, non potrà mai concedere un commissario economico, come successe quando fu nominato Antonio Tajani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.